VILLA. Passeggiando tra i ricordi e l’incanto: viaggio nella storia e nelle bellezze di Cannitello, Porticello e Santa Trada

26 Aprile 2015
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di CETTINA CONTI

Oggi, seduta in macchina, sto osservando l’antico edificio, sopravvissuto addirittura al terremoto del 1908, ora riportato a nuova vita e la mia mente si affolla di nostalgici ricordi.

Mio figlio che mi accompagna, mi parla con entusiasmo del museo del mare, ospitato in quelle stanze che anche lui ha frequentato da bambino. Mi invita a visitare il museo, lui l’ha già fatto spinto dalla sua passione per le cose del mare. Sto per scendere dalla macchina, poi rinuncio, preferisco farmelo raccontare, non posso rinunciare alla tenerezza dei miei ricordi, nella stanza che si affacciava su via Vittorio Emanuele e la piazzetta laterale in direzione Porticello, vi ho trascorso il periodo più sereno della mia carriera, circondata da brave persone. Tra l’altro ero l’unica donna presente nella struttura, e questo, allora, dava qualche vantaggio. Nel periodo estivo, spesso era presente anche un medico di guardia. Infatti, allora, l’edificio ospitava la delegazione comunale, l’ufficio di collocamento, dove assieme al collega Sig. Corigliano prestavo servizio, e la guardia medica estiva. Sono tante le persone che ricordo una ad una, gli impiegati comunali, i vigili, gli utenti abituali, pregi e difetti, diventati nel tempo caratteristiche rivestite da un sentimento di tenerezza. No! Non voglio entrare, mi farebbe male, non voglio che le nuove immagini si sovrappongano alle vecchie.

Foto d'epoca del municipio di Cannitello

Foto d’epoca del municipio di Cannitello

Un’ultima occhiata all’orologio storico sulla torretta e via ad inerpicarsi, tra il verde che si specchia nel mare, nella zona a ridosso della fortezza dell’Altafiumara.

La zona in dialetto locale è detta Duali, Divale per il resto dello stivale. Il significato è incerto ma la bontà dell’uva corniola e dello zibibbo che vi si produce è cosa certa. Purtroppo, negli anni, molti terrazzamenti coltivati a vite ed alberi di frutta, sono stati abbandonati. Secondo alcune interpretazioni, Duale potrebbe indicare i fatto che il luogo ricade nel territorio di due paesi, Scilla e Villa S. Giovanni. L’ampia fascia collinare ricca di vegetazione prosegue nella vicina contrada Petrello, ove sorge Torre Cavallo, di cui vi ho già parlato.

Dalla Statale 18, in località Santa Trada, alzando lo sguardo sulla collina, un po’ più giù dalla predetta Duali, in un’altura degradante verso la vallata, lambita dalle acque cangianti del Tirreno, spicca il complesso alberghiero dell’Altafiumara. Quanti ricordi! Belle nuotate nella allora grande piscina, quando mio fratello vi soggiornava, fresco sposino, e allegre cene con amici contemplando il favoloso panorama.

Fino al XIX secolo, la struttura dell’Altafiumara che ospita il predetto complesso era una fortezza, nella quale Giocchino Murat che l’aveva fatta costruire nel 1810 aveva istallato una batteria di cannoni, dei quali rimane un esemplare.

Sulla sommità della collina di Santa Trada, uno dei due Piloni dello Stretto, interamente in ferro, alto 224 metri, domina tutto il paesaggio, quel paesaggio che la mia amica Francesca, ammira tutti i giorni dalle sue finestre. Dal dicembre 1955 al settembre 1994 il Pilone resse i cavi per trasportare l’energia elettrica dal “continente” alla Sicilia, assieme al suo gemello di Torre Faro, collocato sulla sponda siciliana.

Ai piedi di Santa Trada c’è Porticello, un borgo di mare attiguo all’abitato di Cannitello, un’inse-natura alquanto interrita per i depositi dei torrenti di Santa Trada e Zagarella, che vi sboccano dentro. Nei sui fondali fu ritrovata la Testa del Filosofo, conservata nel Museo di Reggio Calabria e per oggi mi fermo qui, affacciata alla balconata, mi lascio accarezzare dall’ultimo raggio di sole. Un gabbiano volteggia nell’aria, plana ai piedi della bella statua di Padre Pio, quasi a rendergli omaggio.

Il panorama mozzafiato che si osserva dal borgo di Porticello e dalla collina di Santa Trada (immagine di Luca Varbaro)

Il panorama mozzafiato che si osserva dal borgo di Porticello e dalla collina di Santa Trada (immagine di Luca Varbaro)

“Passeggiando”
di Cettina Conti

La marina non è tragitto obbligato
è il desiderio di colloquiare
con il mare che vi trova sfogo
Vi tuffo i pensieri
risciacquo le inquietudini
annego le paure
vi ritrovo
passeggiando il coraggio di sperare
Il buio della tempesta
nell’onda devastatrice
Le bestemmie degli uomini
i pianti delle madri
E dopo,
la quiete, il placido cullare,
il rispecchiarsi della luna
nel buio della notte
Ed ancora,
l’alba che rischiara
il vociare dei gabbiani
lo sguardo incantato
del primo amore.
Ed è qui
che mi piace dimenticare
il dolore di vivere
l’indifferenza dell’umanità
la malvagità gratuita.
Nella fretta di andare
nella bramosia di avere,
gli uomini imprigionano il cuore
confondendosi
Dagli alberi riarsi dalla salsedine
cadono le foglie morte,
agli uomini io penso
come a queste foglie.
Poi, guardando il mare spero
che a primavera gli alberi
tornino a germogliare.

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