VILLA SAN GIOVANNI – Il Codacons di Reggio Calabria getta ombre pesanti sulla gestione dell’appalto relativo al servizio di igiene ambientale. Carte alla mano, la presidente Antonia Condemi fa sapere di aver avvisato l’Anac di una serie di presunte illegittimità e incalza Giusy Caminiti e l’intero civico consesso a intervenire.
«Il Sindaco ed il Consiglio Comunale di Villa San Giovanni – inizia così Condemi – devono fare chiarezza intorno a quanto sta accadendo in relazione al servizio di igiene ambientale, perché quanto è stato sin qui denunciato e quanto riscontrato dalla lettura degli atti, farebbe emergere delle gravi irregolarità nella gestione degli appalti che sono state già oggetto di segnalazione all’Autorità Nazionale Anticorruzione. Sembrerebbe, infatti, da quanto emerge, una gravissima irregolarità riconducibile al responsabile del Settore LL.PP. che ha dapprima inviato gli atti alla Stazione Unica Appaltante della città Metropolitana di Reggio Calabria, indicendo una gara di oltre 10 milioni di euro e, successivamente, ha frazionato l’appalto affidando direttamente l’attività di “comunicazione ed informazione” ad una associazione culturale».
Continua il Codacons: «Emerge, però, che sia le Commissioni Consiliari, sia lo stesso Consiglio Comunale, abbiano approvato un progetto che prevedeva di appaltare in modo unitario l’intero servizio e nella Relazione Generale, unita agli atti di gara pubblicati, viene espressamente previsto che sia l’aggiudicatario dell’intero appalto a doversi occupare di tale attività il cui valore economico era già contenuto nel valore complessivo dell’appalto. Con successiva Determina però, il Settore LL.PP., utilizzando lo stesso oggetto e lo stesso Codice Unico di Progetto, affidava direttamente ad una associazione culturale il servizio di “informazione e comunicazione”, frazionando l’appalto andato nel frattempo a gara e senza rimodulare la provvista economica».
«Una condotta eticamente censurabile oltre che vietata, Codice dei Contratti Pubblici alla mano, ma anche difforme dalle Circolari del Ministero delle Infrastrutture e dalla stessa Autorità Anticorruzione e anche irrispettosa del Deliberato del Consiglio Comunale, che aveva dato – ricorda Condemi – un preciso indirizzo ai tecnici che avrebbero poi fatto, motu proprio, una scelta diversa senza preventivamente informare di eventuali ostacoli o difficoltà. Vogliamo ricordare che Il Codice dei contratti pubblici vieta esplicitamente il frazionamento degli appalti, una pratica che mira a eludere le procedure di gara e a favorire determinati soggetti e, nel caso specifico, se possibile ancora più grave perché l’iscrizione presso la Camera di Commercio dell’affidatario, risulta ancora in corso in queste ore».
«Che ci sia un grave e persistente problema di trasparenza ed efficienza, emerso anche con la perdita del finanziamento della Regione per il centro di raccolta, è cosa evidente e che riguarda in particolare la gestione degli affidamenti diretti ma, nell’attesa che l’ANAC provveda ad approfondire ed eventualmente assumere i provvedimenti del caso, è opportuno – conclude Condemi – che Sindaco e Consiglio Comunale, proprio per scongiurare qualsiasi loro coinvolgimento nella vicenda, assumano provvedimenti stringenti ed immediati per restituire credibilità ai cittadini che sono i veri danneggiati».
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