VILLA SAN GIOVANNI – Nell’area dello Stretto nasce il Comitato “Riscatto Sud”. Ieri, a Messina, ne hanno sancito la costituzione “Sì al Ponte e alle Infrastrutture al Sud”, “Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno”, “Aias – Associazione Imprese Autotrasportatori Siciliani”, “Comitato Ponte Subito”, “Fai – Conftrasporto”, “Confartigianato – Settore Autotrasporti”, “Comitato Libera Messina”, “Associazione L’Altra Messina” e le segreterie provinciali di Cisl e Uil. Tutte realtà favorevoli alla realizzazione del Ponte sullo Stretto e di altre infrastrutture che possano colmare il gap esistente rispetto al nord Italia. «Calabria e Sicilia, in pieno default finanziario – si legge nel manifesto del Comitato “Riscatto Sud” – non offrono più alcuna prospettiva di crescita e sono avviate verso la desertificazione di uomini ed imprese. La disoccupazione giovanile interessa due giovani su tre. Ben 30mila siciliani in prevalenza giovani e giovanissimi, ogni anno, abbandonano questa terra. La crisi è infrastrutturale. La questione meridionale è una “questione infrastrutturale”. L’attraversamento dello Stretto di Messina comporta una perdita di tempo pari a un’ora per il gommato leggero, un’ora e mezzo per i veicoli commerciali e due ore per i convogli ferroviari. Gli autotrasportatori siciliani, per giungere a Villa San Giovanni dalle periferie dell’Isola, erodono la metà dei loro tempi di guida giornalieri consentiti». Prosegue il manifesto: «L’auspicato miglioramento della rete ferroviaria all’interno della Sicilia si è sempre scontrato con l’assenza di un collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente, oltre che con la fatiscenza dell’intero tracciato ferroviario passeggeri e merci sotto Salerno e Bari. Il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina, controllato, validato e verificato dalle migliori aziende del pianeta di ponti sospesi, consentirebbe di aprire i cantieri in pochi mesi. 45 mila sono i posti di lavoro diretti, attesi per la realizzazione del Ponte». Il Comitato “Riscatto Sud” chiederà subito un confronto diretto al Governo Nazionale, e intanto si dice pronto a «manifestazioni crescenti di forte impatto territoriale, al fine di sensibilizzare il Governo Nazionale a riconsiderare il Sud parte del paese e non semplice colonia». f.m.
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