«Salvare il Porto di Gioia Tauro è una parola d’ordine a cui nessuna sigla sindacale, nessuna organizzazione sociale, può dirsi contraria. Per questo motivo saremo in piazza anche noi davanti ai cancelli del porto gioiese il 17 ottobre prossimo, condividendo le preoccupazioni per il futuro di questa infrastruttura vitale per i lavoratori che in essa operano e per tutta la Calabria». Lo scrivono in un comunicato l’Or.S.A. Mari e Porti e l’Usb Lavoro Privato Calabria.
«Lo facciamo però con la consapevolezza che la discussione attorno all’ETS, lo strumento che si è dato l’Unione Europea per ridurre l’emissione di gas climalteranti, sta svelando tutte le ipocrisie e le miopie che stanno dietro alle politiche globali di contrasto all’inquinamento da una parte e a quelle per lo sviluppo del porto di Gioia Tauro dall’altra.
Il trasporto marittimo è oggi il metodo più economico per spostare materie prime e merci, ma ha un alto impatto in termini ambientali. Si stima ad esempio che solamente le grandi navi turistiche in Europa inquinino circa 4,5 volte più di tutte le automobili circolanti nel continente.
È evidente come siamo in presenza quindi di problematiche che necessitano di soluzioni urgenti da assumere a livello globale, senza consentire forme di concorrenza sleale tra porti. Il rischio infatti è di veder garantire lauti guadagni a chi più inquina, e penalizzare chi si adegua alle nuove politiche tese alla imprescindibile salvaguardia dell’ambiente.
Detto ciò, condividendo quindi le ragioni di fondo, è altrettanto chiaro che queste soluzioni non possono essere ottenute senza concedere tempistiche sostenibili per permettere agli armatori di adeguare le proprie flotte. Uno sforzo non insormontabile per le grandi compagnie di navigazione, che potrebbero anche evitare di “lamentarsi” dell’aumento dei costi (come, ad esempio, quelli legati alle concessioni portuali) o della tassazione visti i loro profitti miliardari.
La circostanza che vede in Italia proprio il porto di Gioia Tauro subire le maggiori conseguenze dall’ETS, tanto da rischiare la chiusura, è anche conseguenza del laissez-faire che ha caratterizzato da sempre la conduzione dello scalo calabrese, consentendone la gestione monopolistica, non favorendo la diversificazione delle attività e puntando solamente sul transhipment.
Così il 17 ottobre saremo tutti in piazza uniti dallo slogan “salvare il Porto di Gioia Tauro”, puntando il dito verso l’Unione Europea, sperando però che nessuno guardi verso il retroporto il cui mancato sviluppo è tutta farina del sacco della politica nostrana».
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