CALANNA. Il 6 gennaio giornata conclusiva del Presepe Vivente: ecco le tappe di un suggestivo viaggio tra tradizione e religiosità

4 Gennaio 2016
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presepe vivente calanna

La Natività del Presepe Vivente di Calanna (www.prolococalanna.wordpress.com)

CALANNA – Dopo la prima giornata del 27 dicembre il Presepe Vivente di Calanna, giunto alla 16esima edizione, andrà in scena il 6 gennaio o, in caso di pioggia, il 9 gennaio, in entrambi i casi dalle 17.30 alle 20.
L’appuntamento è come sempre nel centro storico calannese, dove i visitatori potranno riscoprire antichi mestieri, presenti solo nei racconti sbiaditi dei nonni, in un angolo di paese con stradine rimaste incontaminate dal tempo e lunghe più di un chilometro, dove alcune casette hanno più di un secolo.
La manifestazione dedicata alla Natività è curata anche per questa edizione dalla Pro Loco del presidente Pietro Morena e dal Comune guidato dal sindaco Domenico Romeo, e gode del patrocinio del Gal Batir e della collaborazione dell’Associazione D. Aliquò.
Il visitatore, anche se per poco, si tufferà nel tempo passato, ma ciò che vedrà e gusterà sarà rigidamente vero: “ ‘a forgia ‘i mastru ‘Roccu ”, “ ‘a ricotta ‘i massaru Peppi e donna Mica ” o “ i pastiddoli ‘i nonnu Micu ”, “ ‘u rasoliu i cummari nnanna”. Continuando il cammino incontrerà: il vecchio pozzo, il campo dei pastori, il cestaio, intento a fare “i panara i canna e virga i bosco”, “u candelaru” che fabbrica le candele sciogliendo la cera delle api, “u stagnaturi” che stagna le caldaie per “i frittuli”, “a carcara” per cuocere i mattoni “ di matu e pagghia” fatti a mano, “u seggiaru” che ancora realizza le sedie di filo, “u buttaru” intento a riparare le botti, donna “Cuncetta” impegnata a fare “ ‘u sapuni i casa” e “ mastru Pascali, scarparu finu”, per poi degustare “ ‘u pani caddu ‘i ranu, ‘ru’ furnu ‘a ligna .
Il visitatore, proiettato, come per incanto, in un clima magico, frastornato dai ricordi e dal suono della “ciaramedda”, che lo accompagna per tutto il viaggio (tanti sono i suonatori), raggiunge la grotta dove ancora il bue e l’asinello riscaldano il bambino Gesù, rappresentato da un bambino di pochi mesi.
Il suggestivo viaggio tra tradizione e religiosità però non finisce, anzi continua in una coreografia naturale e dove il tempo si è fermato e il cemento selvaggio, fortunatamente, non è mai arrivato.
Il visitatore può ascoltare la voce della natura e del suo cuore e per un attimo potrà tornare un uomo vero, non virtuale.
I vestiti dei raffiguranti e gli attrezzi degli antichi mestieri sono stati cuciti e realizzati prendendo come riferimento il periodo dell’Ottocento.
Oltre all’aspetto storico e naturale dell’ambiente, si coglie la religiosità che il presepe suscita in ogni credente.
Ogni anno le presenze, nelle due giornate, sono tante ed in gran parte sono famiglie con bambini che, per mezza giornata, hanno il piacere di vivere un Natale diverso: meno consumistico, più poetico ed umano.

Redazione

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