SANTO STEFANO. Vicenda Exodus, Ambrosino chiarisce: «E’ la Comunità ad avanzare un credito dal Comune»

17 Luglio 2015
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don mazzi

Oggi la Comunità Exodus di Santo Stefano in Aspromonte ha cominciato la sua itineranza annuale che la vedrà impegnata in un percorso che parte da Santo Stefano e arriva alle Cascate del Marmarico a Bivongi, rigidamente a piedi tra le incontaminate bellezze naturali delle province di Reggio Calabria e di Vibo Valentia. Questo viaggio fa parte del programma di recupero del metodo Exodus. Don Antonio dice espressamente che l’esodo e tutti gli imprevisti di messa in discussione che comporta, hanno il grande valore educativo di farci riscoprire noi stessi. Tradotto nella condizione di Tossicodipendenza contribuisce e aiuta un ragazzo che decide di entrare in comunità a trovare una strada per uscire dal disagio che l’attanaglia.
Le bellezze naturali di questa partenza paradossalmente stridono con la paura, paura causata da una lettera inviata dall’ufficio tecnico del Comune di Santo Stefano, di non avere tra pochi mesi più una casa per continuare il viaggio più grande, quello che ha visto il passaggio di centinaia di giovani da quando siamo arrivati nella casa di Santo Stefano, 23 anni fa.
La missiva del Tecnico del Comune è Fredda e recidente: siccome voi non pagate il canone d’affitto da 10 anni, io vi metto in mora per euro 126.900,00 e vi comunico che per giusta causa alla scadenza naturale del contratto “l’immobile dovrà essere rilasciato libero da persone e cose, fatto salvo il risarcimento di eventuali danni…”.
Vengono subito naturali un paio di obiezioni.
Quale eventuale danno alla struttura bisognerà constatare, se la stessa quando arrivò Exodus 23 anni fa era uno scheletro abbandonato dentro cui c’erano persino carcasse di automobili?
Quale eventuale danno se la struttura è stata portata all’abitabilità attraverso l’impegno della comunità Exodus, con lavori di miglioria continui, in un cantiere aperto che non ha mai smesso di rendere bella e confortevole la casa?
Perché il responsabile firmatario si ricorda dopo 10 anni dell’affitto dovuto e non pagato? Per dieci anni ha dormito invece di vigilare?
Ma, soprattutto, ed è la cosa più grave, perché il responsabile va alla carica chiedendo il rispetto di un contratto, contratto che in realtà è stato onorato dalla Fondazione Exodus Onlus e lui sa o dovrebbe sapere?
Il Contratto d’affitto in questione siglato tra la comunità Exodus e il Comune di Santo Stefano in Aspromonte riporta la scelta da parte del Consiglio Comunale di Santo Stefano di “riconoscere ed accettare che la controprestazione (all’affitto dovuto) venga assicurata mediante esecuzione di lavori di ristrutturazione dell’immobile per un ammontare equivalente al canone annuo di euro 12.690,00 “ e nell’articolo 6 del medesimo contratto si dice “il conduttore (Fondazione Exodus) è tenuta ad effettuare lavori di ristrutturazione dell’immobile per un ammontare annuo equivalente al canone annuo di euro 12.690,00”. E’ una scelta di tipo solidaristico, ma è anche una scelta che va nella direzione di valorizzare un immobile che è del Comune di Santo Stefano, un immobile prima di 23 anni fa abbandonato e dopo valorizzato attraverso i lavori della Comunità. Mi sembra una scelta solidale ma anche una giusta contropartita.
Sulla scorta di quanto definito dal Contratto e per onorare il contratto stesso, la Fondazione Exodus Onlus ha presentato in due distinti momenti le pezze giustificative che dimostrano i lavori di ristrutturazione eseguiti nella sede. Una prima trance di spesa è stata presentata dalla Fondazione Exodus Onlus con lettera protocollo interno n. 229 del 26 maggio 2010 e andava a coprire il periodo di affitto che va dal 30 marzo 2004 al 30 marzo 2010. La seconda trance di spesa è stata presentata con lettera protocollo n. 38 del 16 febbraio 2015 e andava a coprire il periodo di affitto che va dal 31 marzo 2010 al 31 dicembre 2014.
Sul merito di queste due invii l’ufficio tecnico poteva certamente rispondere (vanno bene, non vanno bene, vanno integrati, manca questo), ma non ha mai dato una risposta, né nel metodo, né nel merito. Si presenta invece ora con una lettera di sfratto, datata 6 luglio 2015, una lettera perentoria e non discutibile: tu non hai versato il canone, io ti caccio. Lettera che omette, ed è veramente una cosa grave, i passaggi citati sopra e ci addita come debitori di ben 126.900,00 euro, facendoci passare quasi per dei truffatori irrispettosi di ogni contratto e di ogni legalità.
E questo diventa notizia….PURTROPPO…la comunità morosa. La notizia è un’altra: Il comune distratto e superficiale da una parte e dall’altra, il sospetto che l’istituzione si sia posta, con la lettera di sfratto, in un atteggiamento persecutorio nei confronti di un istituzione sociale, la Comunità Exodus di Santo Stefano in Aspromonte, come se IL SOCIALE FOSSE DIVENTATO DI PUNTO IN BIANCO IL NEMICO POLITICO DELL’ENTE LOCALE.

Perché dico questo? Conosco il sindaco di oggi da vent’anni. Quando arrivai a Santo Stefano era Sindaco. La Comunità nacque sotto la sua amministrazione. Mi sono chiesto: ma una persona di un’esperienza e un intelligenza quale la sua prima di dare l’ok a questo indirizzo non si prende la briga di chiamare, di chiamarmi, di chiedere conto di quanto detto sopra, di convocare la Comunità, se è vero che le persone di cui parla la lettera di sfratto sono esseri estremamente bisognosi di aiuto e che da qui a marzo 2016 è difficile trovare una struttura a norma dove trasferirci? La politica veramente sta assumendo i connotati del cinismo? Cosa c’è dietro tutto questo? Gli serve forse la struttura per fare dell’altro? Perché diffamare la Exodus mezzo stampa come una Comunità che non onora gli impegni contrattuali quando gli stessi sono stati ampiamente onorati?
E queste parole si sono scavate nella mia anima: LA COMUNITA’ EXODUS CHE DIVENTA DI PUNTO IN BIANCO IL NEMICO POLITICO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI SANTO STEFANO IN ASPROMONTE.
La Comunità è stata ed è risorsa del territorio. La comunità è accolta ed amata dai cittadini di Santo Stefano. In 23 anni non si ricorda un momento di attrito o un rimprovero alla Comunità da parte della cittadinanza o dell’istituzione comune.

La Comunità ha onorato il contratto. Per quelle stesse regole che noi insegniamo agli ospiti non amiamo avere debiti. Anzi in questo momento è la Comunità ad avanzare un credito dal Comune di Santo Stefano. Per anni, per un errore dell’Ente Locale, gli uffici preposti del Comune di Santo Stefano si facevano pagare dalla Fondazione Exodus Onlus delle tariffe per il consumo dell’acqua esorbitanti: nel solo anno 2006 è arrivata una bolletta idrica di ben 15.503,80 euro. Constatate queste spese eccessive, e dopo averle pagate, attraverso un legale studiammo la delibera che istituiva i canoni dell’acqua, scoprendo con stupore che per anni il Comune ci aveva mandato delle bollette d’acqua configurando i nostri consumi come consumi alberghieri e non di Comunità. Non gridammo al ladro. Semplicemente impugnammo questo errore e alla fine ci venne riconosciuto un importo in eccesso da restituire di 32.548,28 euro, soldi che ancora attendiamo ma che eravamo e siamo ben disposti a mettere sul tavolo di una trattativa per non gravare sulle casse comunali.
MA DA QUI A PASSARE PER DISONESTI E’ TROPPO.
Abbiamo trasmesso la documentazione ad un legale, che si prodigherà di darci soddisfazione in sede giudiziaria se l’amministrazione comunale di Santo Stefano non riconoscerà l’errore.

Su questo grave fatto di insensibilità politica e umana, che denota anche carenze di ordine amministrativo, per nostra fortuna si è mossa tanta solidarietà . Molti Sindaci della Provincia di Reggio Calabria (cito il Sindaco Pedà di Gioia Tauro, il Sindaco Cannizzaro di Laganadi, Il Sindaco Conia di Cinquefrondi e il Sindaco Romeo di Calanna) ci hanno cercato per offrirci un eventuale alternativa allo sfratto, qualora di dovesse consumare. Adriana Musella, del Coordinamento Nazionale Antimafia, ha offerto un bene confiscato a Limbadi in provincia di Vibo Valentia. L’Assessore al Welfare della Regione, la dottoressa Roccisano, si è posta come garante per la soluzione del problema, a partire dall’assunto che la Comunità Exodus debba continuare a svolgere la propria attività nella Casa di Accoglienza di Santo Stefano. Il Consigliere Regionale Francesco Cannizzaro ci ha espresso la sua solidarietà insieme all’impegno per una risoluzione positiva del problema. Molti ragazzi, che da Santo Stefano sono passati e sono tornati da persone libere in società, ci hanno chiamato. Tanta gente di Santo Stefano e tanti amici hanno sentito il grido di dispiacere e di dolore di una Comunità che non vuole morire e meno che mai sotto l’infamia di una accusa inesistente.

PER LA COMUNITA’ EXODUS
Pasquale Ambrosino

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