Escalation criminale: Villa reagisce e getta le basi per un percorso di legalità

25 Aprile 2019
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di FRANCESCA MEDURI

VILLA SAN GIOVANNI – Roghi di auto e attività imprenditoriali, rapine, furti, aggressioni. Villa San Giovanni non ne può più e dice basta all’escalation criminale che, negli ultimi tempi ma anche nel passato recente e lontano, ha minato la tranquillità e la sicurezza della comunità. Ieri sera, a Piale, nella sede del “Museo delle memorie” intitolato al giudice Antonino Scopelliti, il primo, significativo passo di un percorso di ribellione che si prefigge un unico traguardo: legalità. Una parola, questa, troppo spesso abusata ma che raramente si traduce in fatti e atti concreti; una parola che racchiude in sé tutta una serie di altri termini imprescindibili per una collettività di persone perbene: rispetto, denuncia, riscatto, responsabilità, civiltà, coraggio, educazione, correttezza; una parola che le forze positive della città devono e possono sbandierare a testa alta contro le intimidazioni mafiose e la violenza in genere, e contro quell’arroganza criminale che si nasconde dietro semplici atteggiamenti, frasi e gesti derivanti da una mentalità socio-culturale di basso livello.

Grande risposta all’invito di “Ponti Pialesi”: prime proposte contro la violenza

È nutrita e determinata la platea – associazioni, cittadini, rappresentanti dell’istituzione comunale – dell’incontro organizzato dall’associazione “Ponti Pialesi” per manifestare solidarietà e vicinanza a Rosario Previtera e Francesca Quattrone di “Ecotouring” (che nei giorni scorsi hanno visto andare in fiamme i pulmini della loro azienda, ndr) e per riflettere, tutti insieme, sul duro attacco alla legalità sferrato nella città di Villa San Giovanni.

Franco Marcianò fa gli onori di casa esprimendo rammarico e apprensione per «dei fatti incresciosi che noi abbiamo sempre condannato. Gli uomini di buona volontà facciano sentire la propria voce. Spero e credo che da questo incontro, ragionando a più voci, possa nascere qualcosa di positivo, ad esempio un tavolo che porti a una giornata particolare: un sit-in, una manifestazione in cui gridare con forza da che parte stiamo, e che non ci stiamo a vivere con questi scossoni». Il presidente dell’associazione “Ponti Pialesi” propone, inoltre, la stesura di un documento unitario da indirizzare al prefetto, al questore e al sindaco, «per dire che siamo preoccupati e che vorremmo che il livello d’attenzione sulla nostra città si alzasse».

Villa non è sola: incoraggiamento e proposte da tutta la provincia reggina

Tanti interventi meritevoli di nota tracciano le linee guida di un progetto legalitario non più procrastinabile e a cui sono pronti a contribuire diverse realtà associative dell’intera provincia reggina, in prima linea al “Museo delle memorie” assieme ai sodalizi villesi. Un mondo associazionistico che fa fronte comune, stringendosi attorno alle vittime della prepotenza, dell’intimidazione, della prevaricazione. «Ci sentiamo un po’ tutti Rosario e Francesca»: è la frase del Masci che dà il via al ricco giro di interventi della serata. Che entra subito nel vivo con Libera, l’associazione antimafia per eccellenza: «Bisogna fare resistenza tutti i giorni, non solo durante il sit-in di una giornata. Contro la criminalità ci deve essere un impegno quotidiano», raccomanda Giuseppe Marino sposando, comunque, l’idea di “Ponti Pialesi”. A Mimmo Nasone tocca, invece, ricordare il ruolo e la forza delle cosche villesi, che a dispetto delle recenti condanne sono sempre pronte a colpire. Una situazione allarmante, tant’è che Nasone rispolvera l’intenzione di dar vita a un presidio di Libera nella città degli imbarchi a sostegno degli imprenditori onesti e di iniziative sulla legalità. Altrettanto forte lo sdegno di Italia Nostra, che con Angela Marino dice basta al terrore «che fa scappare via i nostri giovani». E ancora manifestazioni di solidarietà e incoraggiamento da cittadini e associazioni della Locride e della Piana, che hanno toccato con mano la bontà del lavoro che il professionista Rosario Previtera svolge per la valorizzazione del territorio. Ma il ‘no” al crimine passa anche e soprattutto dall’unità sociale, sostiene Ruggero Marra del centro sociale villese “Nuova Rossa”: «Questa città deve recuperare il senso di comunità, e per questo necessita di luoghi di aggregazione, d’incontro. Bisogna programmare il futuro per una città inclusiva, per una comunità coesa e pronta a lanciare la sfida alle intimidazioni». Accorato anche l’appello di Giusy Caminiti, giornalista da sempre impegnata nel sociale (Kiwanis Fata Morgana e non solo) che col marito Rosario Previtera sta provando a superare l’accaduto dei giorni scorsi: «Nessuno, chiunque sia, merita di subire tutto ciò. Non servono personalizzazioni e non servono eroi – spiega la corrispondente di Gazzetta del Sud definendo Villa “la città dei falò” -ma cittadini impegnati nel contrasto all’illegalità e nel recupero di quel senso di appartenenza che, ormai da troppi anni, manca».

Sposa in pieno le idee di una manifestazione pubblica e di un presidio di Libera la presidente della Consulta del terzo settore Annalisa Arena, fiduciosa che si possa iniziare un percorso legalitario «per una comunità sempre più ricca e preziosa». Un percorso peraltro già avviato dal neo comitato “Ora Legale”, intervenuto con l’ex presidente del consiglio comunale Patrizia Liberto, più volte vittima di atti intimidatori: «Atti che non colpiscono il singolo – sottolinea – ma tutta la città». Città dove la gente comincia ad avere paura nel fare una semplice passeggiata, consapevole che tanto al mattino alle 8 quanto la sera alle 22 può succedere qualche fatto spiacevole e pericoloso. È in tal senso che la consigliera comunale del M5S Milena Gioè esorta l’amministrazione a sistemare e potenziare il sistema di videosorveglianza in città, auspicando al contempo il rafforzamento degli organici delle forze dell’ordine. Prende quindi la parola “Ora di Agire”: «La rivoluzione deve partire dai giovani, quindi sì alla manifestazione pubblica purché si svolga di mattina e coinvolga tutte le scuole». Un vero e proprio monito quello lanciato dal medico Salvatore Oriente: «Qualche tempo fa hanno bruciato la macchina della mia compagna, la macchina di un’insegnante colpendo, così, non solo lei ma anche l’istituzione scolastica, l’istruzione, gli studenti. È giunta l’ora di dire basta a tutto ciò, e la politica ha il dovere morale di tagliare certi “ponti”. I delinquenti vanno isolati, e le loro azioni vanno denunciate. Bisogna denunciare!». Si unisce al coro pro legalità pure l’ex sindaco Antonio Messina: «Serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, perché questa sta diventando la città delle contrapposizioni. Serve un segnale di unione, è necessario non lasciare soli gli imprenditori e affiancare loro un’associazione antiracket. Non possiamo abituarci a queste cose!». Altra vittima della criminalità la consigliera comunale Liz Ciccarello, che all’incendio della sua auto continua a rispondere come le è stato insegnato dalla sua famiglia e in particolare dal padre, imprenditore edile fondatore della prima associazione antiracket a Ragusa: «Dobbiamo cambiare la nostra mentalità e cambiare atteggiamento anche verso le cose apparentemente meno importanti, avendo rispetto del prossimo e aumentando il nostro senso civico. La legalità viene prima di tutto». Di senso di identità, bene comune e coraggio nel denunciare parlano Antonio Pallone in rappresentanza degli Scout e Santoro presidente provinciale Confcommercio, fino all’appassionato intervento di Saro Bellè, dipendente comunale quasi in pensione e personalità di spicco del mondo scolastico, associazionistico e sportivo, più volte bersaglio della criminalità dedita ad atti incendiari. «Ho cinque figli e non ci penso nemmeno a spingerli ad andare via da qui. Bisogna insistere, lottare e non darla vinta a certa gentaglia. È un atto indegno e vigliacco colpire il lavoro, come hanno fatto con Rosario, Francesca e altri. Mi auguro solo che si possa arrivare a prendere qualcuno dei “pinco palla” che da anni bruciano le macchine a Villa San Giovanni, perché in tutto questo tempo non c’è stato un episodio che abbia avuto un colpevole! E non è vero che le forze dell’ordine in città sono poche! Accolgo, poi, l’appello di “Nuvola Rossa” sulla necessità di una maggiore aggregazione sociale, ecco perché mi appello al sindaco affinché lo stadio “Santoro” e gli altri impianti sportivi della città tornino a funzionare a pieno regime».

Non resta indifferente al grido di rabbia dei villesi il delegato del centro cittadino Angelo Cristiano, che sembra volersi liberare di un “peso”, di troppi sguardi addosso nel pronunciare poche ma sentite e significative parole. Angelo è, infatti, fratello di Vincenzo Cristiano, il pentito di ‘ndrangheta che quasi tre anni fa ha deciso di confidarsi con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia reggina nell’ambito dell’inchiesta “Sansone”. Angelo Cristiano sembra quasi commosso e dice: «Sapete tutti la storia della mia famiglia (nota per essere una famiglia perbene, ndr), e poi di mio fratello, che ha sbagliato ma fortunatamente si è ricreduto. Ebbene, io stasera mi sono sentito rinato». E tocca, dunque, al sindaco Giovanni Siclari parlare a nome dell’istituzione municipale dopo la lettura – affidata a Saro Bellè – del messaggio del presidente del consiglio comunale Nino Giustra. Il primo cittadino, esprimendo nuovamente solidarietà alle vittime degli attentanti, ribadisce l’attenzione della sua amministrazione sul tema della legalità, informando di aver incontrato i vertici di tutte le forze dell’ordine locali per chiedere loro consigli e pareri sulle varie scelte amministrative nonché sull’opportunità di migliorare il livello di sicurezza in città. Siclari non manca di richiamare gli atti intimidatori e vandalici subiti dalle attività di famiglia, sottolineando le difficoltà di fare impresa e politica a queste latitudini. Ricorda, poi, i progetti legalitari avviati nelle scuole con la Fondazione Scopelliti e si mette a disposizione dei cittadini e delle associazioni per ogni iniziativa che possa essere utile.

La testimonianza di Rosario Previtera e l’inizio di una stagione di riscatto

Ringrazia tutti Rosario Previtera nel prendere la parola e tirare le conclusioni di una serata ricca di contenuti e buoni propositi. «Io ero in Sardegna quando è successo, ho seguito tutto via web e mi sono sentito impotente, perché ero lontano dal luogo, dalla mia collega Francesca, dalla mia terra, isolato in un’isola e senza modo di tornare subito. Mi sono sentito ancora più solo. Ebbene, sono bastate poche ore dal fatto, avvenuto nella serata del 17 aprile, che già tra il 18 e il 19 questa solitudine è scomparsa, grazie a centinaia di messaggi, comunicati, telefonate da ogni dove. Mi ha fatto davvero piacere, e ho pensato che non siamo davvero soli. Certo, il flash di non tornare l’ho avuto; la voglia di non rientrare per la paura di dover guardare in faccia la realtà. Da uomo del volontariato mi è capitato spesso di sostenere vittime di intimidazioni mafiose, ma quando capita a te cambia tutto e capisci realmente cosa si prova. Tutto ciò fa riflettere. La pioggia di solidarietà, la nascita del comitato, l’idea di una raccolta di crowdfunding per riacquistare i pulmini sono idee importanti. Spesso, dalle cose drammatiche possono nascere cose buone. E oggi, infatti, iniziando questo percorso ci sono tutti i presupposti affinché l’ultimo atto incendiario sia foriero di un percorso di crescita e di riscatto per la nostra città e comunità».  

A breve i protagonisti dell’incontro di ieri si rivedranno per fare il punto sulle idee e proposte emerse e per mettere nero su bianco una serie di iniziative sul tema della legalità.

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