SCILLA. Consiglio sciolto per mafia, Ciccone e i suoi vanno al Tar

23 Aprile 2018
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SCILLA – «Mafia è una parola difficile, che mette paura. Il mio partito (Pd) mi ha invitato a tenere un profilo basso, ma io sono qui per questa ingiustizia subita. Sin dall’inizio abbiamo deciso di avere un rapporto con la nostra gente, e oggi facciamo la stessa cosa perché è giusto che la gente conosca anche le nostre motivazioni. Il resto sarà trattato nelle aule dei tribunali». Con queste parole l’ex sindaco Pasqualino Ciccone ha aperto il comizio organizzato con la sua squadra di governo per parlare ai cittadini del recente scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni della criminalità organizzata. Parole dalle quali si deduce chiaramente l’intenzione, confermata a margine della manifestazione,  di proporre ricorso al Tar contro il decreto di scioglimento del civico consesso eletto nel 2015. Una battaglia giudiziaria, quella che l’ex primo cittadino e i suoi vogliono intraprendere, difficile, probabilmente impossibile da vincere, perché sembra difficilissimo che lo Stato possa andare contro lo Stato davanti a delle motivazioni ufficiali  e dei riscontri dai contorni pesanti, inquietanti. Ciccone è consapevole di avere pochissime speranze,  ma non intende rinunciare a difendersi davanti alla Giustizia perché ritiene di aver sempre amministrato con correttezza e nel pieno rispetto della legalità. Sono tante le accuse della relazione pro scioglimento che l’ex sindaco rispedisce ai mittenti, seppur nel «massimo rispetto» delle autorità che le hanno messe nero su bianco. Ciccone, come sempre, è un fiume in piena e, anche questa volta, la sua prima bacchettata è per gli avversari politici. «Dopo le elezioni del 2015 – ha dichiarato ieri sera in piazza San Rocco – è iniziata una campagna politica da chi non ha accettato la mia vittoria. Sono partite lettere su lettere ai carabinieri, fino all’arrivo della commissione d’accesso. Ovviamente, con lo scioglimento, non ci accusano di essere organici  alla ‘ndrangheta, si tratta di una legge preventiva, anche se per sciogliere un consiglio comunale ci deve essere un’illegalità diffusa sul territorio». Illegalità che, a detta di Ciccone, non esiste, perlomeno non nel proprio agire amministrativo. Entra quindi nel merito delle questioni sollevate nella relazione pro scioglimento e si difende a spada tratta, puntualizzandone alcuni aspetti e ribadendo la bontà della propria azione di governo. Ciccone parla per oltre due ore, visibilmente provato ma al tempo stesso determinato a fare chiarezza sui passaggi salienti della relazione che lo ha spodestato: dalle frequentazioni agli incontri e alle parentele, dai lavori pubblici al Piano spiaggia e via dicendo. (f.m.) – seguiranno approfondimenti su relazione e comizio

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