Attività di ricerca su cetacei e tartarughe marine nello Stretto di Messina

27 Settembre 2017
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Sono aperte le iscrizioni per partecipare ai corsi 2017/2018 inseriti nell’ambito dei due progetti di ricerca su cetacei e tartarughe marine nelle acque dello Stretto di Messina, Ionio settentrionale e Tirreno meridionale. Anche in inverno continua l’attività di ricerca della NECTON Marine Research Society nell’Area dello Stretto di Messina per incrementare le conoscenze sulla presenza e sulla distribuzione dei cetacei e delle tartarughe marine che frequentano queste acque.

LOCANDINA corsi 2017-2018

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*La tartaruga marina comune (Caretta caretta)  è una specie carnivora e gli individui attraversano nel corso della vita due diverse fasi ecologiche: all’inizio frequentano la zona superficiale del mare aperto e successivamente si spostano in fondali bassi.

La tartaruga marina comune è una specie diffusa tanto nelle acque degli Oceani Atlantico, Indiano e Pacifico quanto nel bacino del Mediterraneo e del Mar Nero. In particolare, nel Mediterraneo, i siti di deposizione delle uova sono localizzati soprattutto nella parte orientale: Grecia, Turchia, Cipro, Libia, mentre nella parte occidentale le nidificazioni sono da ritenersi eccezionali. In Italia, se i nidi deposti ogni anno sono solo alcune decine di unità (contro le 7 mila dell’intero Mediterraneo), i mari attorno alla penisola rivestono grande importanza per le popolazioni del bacino. 

Le tartarughe sono seriamente minacciate dall’uomo, in quanto sono sensibili a molte delle attività umane, tra cui il disturbo del turismo nelle aree di riproduzione, e la pesca accidentale. Si stima che ogni anno circa 150mila tartarughe marine finiscano catturate negli attrezzi da pesca nel Mediterraneo e che di queste oltre 40.000 muoiano.
Mentre l’attività riproduttiva è generalmente concentrata in alcuni importanti siti, cosa che rende teoricamente possibile la protezione di queste zone, l’impatto della pesca sugli individui a mare costituisce un problema gravissimo che rappresenta una seria sfida a chi si adopera per la conservazione della tartaruga marina.

Le 7 specie di tartaruga marina che abitano i nostri mari e oceani sono fortemente minacciate dall’uomo. La cementificazione, il degrado delle coste e dei litorali prescelti per la nidificazione e soprattutto l’impatto con i sistemi di pesca costituiscono le principali minacce per questa specie, basti pensare alle reti a strascico, gli ami dei palangari e le reti fisse, dalle quali un gran numero di tartarughe viene catturato accidentalmente, causando la morte di più di 40.000 tartarughe l’anno. Decine di tartarughe ferite vengono soccorse e accolte nei Centri di Recupero WWF (Policoro, Molfetta, Lampedusa e Torre Guaceto) dove vengono curate e liberate.
Con il tuo aiuto possiamo aumentare i campi di sorveglianza sulle spiagge per difendere i loro nidi e sostenere i nostri Centri acquistando medicine, strumenti chirurgici.

**Dalle tracce fossili, è noto che i cetacei discendano da mammiferi terrestri. Le narici, da frontali, grazie al percorso evolutivo, si sono spostate  sulla sommità del capo, così da consentire ai cetacei di ispirare e esspirare mentre nuotano. I cetacei più noti sono balene, balenottere, capodogli e delfini. Quindi, i misteceti cosi’ denominati perché non hanno denti ma filtrano il cibo attraverso larghe lamine discendenti dal palato (dette fanoni), costituiti di una sostanza dura e flessibile (la cheratina), e gli odontoceti, che hanno i denti Per predare pesci e cefalopodi, quali i grossi calamari oceanici.

La balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) (EN-Endangered: minacciata) è il più grande animale mai vissuto: pesa più di 30 elefanti, di 3 dei più grossi dinosauri mai esistiti, o di duemila persone, il suo cuore pesa 550 kg, il fegato una tonnellata, la lingua 350 kg. Questa balenottera può essere lunga più di 30 metri (3 vagoni ferroviari) e pesare più di 150 tonnellate.
La balenottera comune (Balaenoptera physalus) (EN-Endangered: minacciata) è per grandezza il secondo animale: può raggiungere i 27 metri e pesare 80-90 tonnellate (nel Mediterraneo di solito non supera i 20 metri). E’ una delle balene più veloci e può superare i 40 km/h 
La balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata) (LR-Lower Risk: a più basso rischio), lunga 8-10 metri, pesante fino a 9 tonnellate, è la più piccola ed è ancora abbastanza numerosa (da 600 mila a 1 milione e 200 mila esemplari). 
La megattera (Megaptera novaeangliae) (VU-Vulnerable: vulnerabile) prende nome dalle lunghe pinne pettorali, quasi un terzo del corpo (dal greco “mega”, grande, e “pteron”, ali). La caratteristica è il suo canto: un insieme affascinante di grugniti, grida, lamenti e mugolii combinati in sequenze ripetute che possono durare 30 minuti e più.
Questi animali sono stati da sempre cacciati dalle flotte baleniere per via dei prodotti che se ne possono ricavare. Nonostante la moratoria redatta dalla Commissione Baleniera Internazionale (IWC) che ne vieta la caccia, l’attività è diminuita ma non cessata del tutto.
Oggi la principale minaccia è però legata alla cattura accidentale nelle reti da pesca (bycatch).

Il WWF e l’IUCN (The World Conservation Union) sostennero energicamente, a suo tempo, l’adozione della moratoria. Per esempio, un’equipe del WWF Francia sta studiando i cetacei nel Santuario Pelagos, tra Italia, Francia e Principato di Monaco
Il WWF infine sostiene l’istituzione di queste grandi aree protette, come il Santuario delle balene proclamato nel 1994 nell’emisfero australe e il Santuario Pelagos  del Mar Ligure proclamato dai governi di Italia, Francia e Principato di Monaco nel 1999. Più recentemente il WWF Italia ha chiesto di istituire un santuario isole attorno alle Isole Pelagie (Lampedusa e Lampione), dove si è scoperta un’importante area di nutrizione per la balenottera comune.

*  ** Le informazioni sono tratte dal sito http://www.wwf.it/

 

 

 

 

 

 

 

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