SANTO STEFANO. La minoranza si dimette e il sindaco Malara sbotta: «Schiaffo alla democrazia. Noi abbiamo riportato sorrisi e partecipazione»

10 Settembre 2015
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Santo Stefano, il Sindaco Malara: ”La minoranza evita il confronto e schiaffeggia la democrazia. Con noi il paese ha riacquistato il sorriso e la voglia di partecipare”.

Il sindaco di Santo Stefano Francesco Malara

Il sindaco di Santo Stefano Francesco Malara

”La minoranza fugge di fronte ad una sonora sconfitta elettorale e ad un paese che finalmente, dopo anni di non governo, ha rialzato la testa e vuole tornare a decidere di sé stesso”. Commenta così il Sindaco di Santo Stefano Francesco Malara la decisione dei consiglieri di minoranza Sonia Romeo, Francesca Poeta e Annunziato Priolo di dimettersi dal civico consesso del piccolo centro aspromontano. Le dimissioni dei tre consiglieri di minoranza, protocollate oggi in Comune, sono state comunicate in una lettera rivolta al Consiglio Comunale, al Sindaco e al Prefetto di Reggio Calabria.
”Sostanzialmente la minoranza oggi ci accusa di governare – spiega Malara – ci accusa di lavorare troppo e troppo velocemente, ci accusa di esser riusciti, in appena tre mesi, a far rinascere in paese la voglia dei cittadini di partecipare. La verità è che questa amministrazione, in questi suoi primi 100 giorni, ha prodotto più atti, e più risultati, di quelli raggiunti nei cinque anni precedenti, durante i quali la maggior parte delle azioni amministrative comunali erano rivolte alla propaganda di certi personaggi, interessati esclusivamente dalle proprie personali sorti politiche in contesti ben lontani dal nostro paese”.
”La minoranza ci accusa di aver epurato il servizio di assistente sociale e di aver chiesto conto della situazione debitoria di Exodus nei confronti dell’Ente. Sulla presunta epurazione dell’assistente sociale comunale – prosegue il Sindaco – è bene precisare che non abbiamo cacciato nessuno. Il contratto in essere è scaduto lo scorso 31 maggio ed era conferito ai sensi dell’articolo 110 del Testo Unico degli Enti Locali, che prevede un titolo di studi elevato. Cosa che evidentemente non può essere una laurea triennale, qualifica formativa certamente stimabile, ma non sufficiente per poter avere accesso alla normativa in vigore. Ci chiediamo però, a questo punto, perchè se la minoranza riteneva questo servizio così importante per il Comune perché non ha provveduto, durante la scorsa consiliatura, a sottoscrivere con l’assistente sociale comunale un contratto più duraturo o addirittura a tempo indeterminato? Sulla questione Exodus – prosegue il Sindaco Malara – vogliamo rivelare ai consiglieri dimissionari della minoranza una cocente verità: perfino l’avvocato della struttura di Don Mazzi ha chiarito per iscritto che l’esposizione debitoria della Comunità è figlia di ritardi ed omissioni della precedente amministrazione. A noi è spettato il compito di sanare la situazione. La minoranza però ha pensato bene di strumentalizzare la situazione, esponendo la struttura ad una lunga e stucchevole querelle politica, lontana anni luce dagli interessi degli utenti che vi accedono per motivi sanitari. Strumentalizzazione che peraltro era avvenuta già durante la campagna elettorale, quando ai ragazzi della fondazione è stato chiesto esplicitamente di votare per la moglie del responsabile locale dell’Exodus”.
”La realtà è che la minoranza fugge perché sonoramente sconfitta, prima elettoralmente e poi amministrativamente. E piuttosto che rimanere in Consiglio tenendo fede all’impegno con i cittadini che l’hanno votata, ha preferito in questi mesi sfuggire al confronto democratico, assentandosi ripetutamente dal civico consesso comunale, non avanzando in alcun caso una proposta amministrativa che possa essere definita tale e preferendo chiudersi in casa a scrivere meschinità sui social network, unico luogo dove le loro amenità non possono essere apertamente contestate. Comportamenti che mirano a sovvertire l’ordine democratico auspicando che qualche scritto anonimo possa trovare ascolto da chissà chi. Nel frattempo la gente di Santo Stefano ha ripreso in mano il suo futuro, è tornata ad animare le piazze e le strade del paese, ha riscoperto la voglia di partecipare, di esserci, è tornata ad assaporare il gusto dolce della democrazia, della socialità, della condivisione. Ed i risultati sono arrivati immediatamente. Segno della lungimiranza del nostro programma politico e delle grandi capacità amministrative che la nuova amministrazione ha saputo mettere in campo. Basti pensare all’istituzione della Consulta Giovanile Comunale e delle tre commissioni consiliari, al programma estivo ricco di eventi culturali, quasi interamente a chilometro zero e con costi ridottissimi, all’accordo con l’Asp per l’istituzione di un punto unico di accesso ai servizi socio sanitari sul territorio comunale, alle nuove giostre per bambini, la riapertura dei campi da tennis e il bando per l’assistenza domiciliare per gli anziani del paese, al regolamento per l’affidamento dei beni confiscati, all’organizzazione delle sagre autunnali, al funzionamento dei servizi essenziali quali la pulizia delle strade, la raccolta rifiuti e l’erogazione dell’acqua, al progetto per il finanziamento degli impianti fotovoltaici, alla convenzione con Calabria Verde per la zona Terreni Rossi e all’inizio dei lavori delle nuove seggiovie di Gambarie”.
”Insieme a noi – conclude il Sindaco – la gente di Santo Stefano ha riacquistato il sorriso, la voglia di stare insieme e di partecipare. E’ questa la nostra vittoria più grande. Oggi il paese non è affatto diviso come vorrebbero far pensare i consiglieri dimissionari di minoranza. Santo Stefano ha tirato fuori la sua anima, il paese è unito ed oggi sente finalmente di poter governare il suo futuro attraverso la nostra amministrazione, che si candida a rappresentare anche la maggior parte delle 301 persone che in passato hanno votato per i consiglieri di minoranza. Una minoranza che oggi, di fronte alle sonore sconfitte, incapace di dare voce ad alcun interesse pubblico avanzando proposte serie e concrete, sprezzante dei più basilari rudimenti della democrazia, decide di gettare la spugna e di mettersi volontariamente dietro la lavagna”.

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