Il cantuccio delle riflessioni “sceme” di Cettina Conti. Che fine hanno fatto i latin lover?

27 Settembre 2016
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di CETTINA CONTI

Che fine hanno fatto i latin lover?

         In questo settembre tra l’ombrellone e l’ombrello, cercando un ultimo sprazzo di estate alquanto latitante, da una panchina scillese osservo il guazzabuglio intorno e mi sovvengono altre estati.

Negli anni “70 le spiagge italiane, nella bella stagione, erano invase da belle straniere. Taormina e Rimini, ad esempio, la facevano da padroni ma anche Marina Grande di Scilla, nel suo piccolo, faceva la sua parte e l’allora ostello della gioventù, ubicato nel castello che fu dei Ruffo, brulicava di bionde e belle walchirie che in spiaggia, disinvoltamente slacciavano il reggiseno per prendere il sole e sinuose entravano in acqua seguiti dagli sguardi bavosi del genere maschile. Sulla passeggiata, le donne, sedute in crocchio e intende all’uncinetto, si segnavano ripetutamente, recitando giaculatorie in punta di labbra.  

Non c’era donna nordica che non sognasse di venire nel “bel paese” per vivere la grande avventura, l’incontro fulmineo con l’aitante seduttore italico, capace di farle perdere la testa in un secondo. Così i maschi   italiani si crogiolavano nella fama di novelli Casanova, d’altronde il più famoso Giacomo, autore di scompigli nei talami europei, era italiano e così tutti i latin lover, ovunque si trovassero, venivano circondati dalla adorazione delle donne.

I poveri tapini, invece, che niente avevano dell’aitante amante latino lavoravano di fantasia, raccontando di conquiste mai vissute a destra e manca, mentre i latin lover veri si facevano in quattro, sempre pronti a dire di si.

L’estate era il momento clou: le belle nordiche sciamavano a flotte al di qua delle Alpi, riempiendo i litorali e le pensioncine a prezzo fisso. Ufficialmente dichiaravano di adorare il mare e il sole italiano ma in realtà li attraeva il chiarore lunare e i focosi “bagnini” tuttofare. Alla fine della vacanza tornavano a casa felici e sognanti, mentre lui, il maschio italico, contava le prede nel suo carniere.

Tutto ciò fino ad ieri, oggi, comunque, la Penisola è ancora invasa dalle bionde nordiche, alle quali si sono aggiunte quelle esotiche. I latini lover, quelli, sono rimasti sempre gli stessi, è cambiato il loro stato sociale, ieri giovani di belle speranze, oggi pensionati d’oro e non, e sì, perché le odierne walchirie non inseguono più l’avventura amorosa, ma i portafogli. Tutto all’insegna della crisi.

Così accade che una fanciulla in fiore, bianca ed eterea, nonostante il cocente sole di Calabria, entra in acqua a rinfrescarsi, inseguita da un pingue omone dai capelli neri di tinta che in cerca di conferme e bramoso di emulare le antiche glorie, focosamente la bacia, sotto gli sguardi invidiosi dei bagnanti. Più in là, un’altra coppia amoreggia, no, non sono giovani innamorati è sempre il nonno con la badante: potenza dei tempi! E la maschia gioventù odierna? Sopraffatta!

Il femminismo ha liberato le ragazze dalla silenziosa sopportazione dal mascolino dominio, adesso sono loro a dare l’assalto ai maschietti che improvvisamente spiazzati dallo strapotere femminile, sviluppano nevrosi e complessi di inferiorità e si sfogano dandosi agli sport più estremi e, complice lo stallo economico, rimangono sempre più a lungo attaccati alle gonne delle madri, in particolare quelle meridionali, da sempre protettrici dei propri pargoli, anche quando questi hanno barba e capelli bianchi.

Così, accade sovente che le walchirie di tutti i continenti spengono i sogni amorosi nella certezza delle pensioni degli stagionati casanova e, magari nel Bel Paese trovano stabile dimora, con la soddisfazione di tutti. Perché diciamoci la verità, apparentemente ci scandalizziamo ma sotto, sotto, siamo sollevati che qualcuno si curi di chi più giovane non è.

In questo mondo frettoloso non c’è più tempo per i vecchi e per forza di cose bisogna ingegnarsi a diventare “diversamente giovani”.-

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