di ALESSIA CURRO’
In occasione del prossimo 21 marzo, giornata in cui l’associazione Libera contro le mafie commemora le vittime innocenti per mano della criminalità organizzata, ieri a Firenze è stata affissa una lastra in marmo in ricordo di Rossella Casini, studentessa fiorentina, scomparsa il 22 febbraio 1981 dopo essere stata rapita, violentata, tagliata a pezzi e gettata nella Tonnara di Palmi perché, come ricorda l’associazione Libera, «per amore infranse la regola criminale del silenzio». Sì, perché Rossella Casini non aveva alcun legame con famiglie mafiose calabresi, se non essersi innamorata di Francesco Frisina e cadere così nella faida di ‘ndrangheta Gallico, Frisina, Condello e Porpiglia. Il corpo di Rossella non è mai stato ritrovato. A distanza di trentacinque anni la ricordiamo come testimonianza che la mafia è un fatto che riguarda tutti e il suo ricordo deve essere un impegno di affermazione della legalità, perché la mafia non è solo criminalità organizzata ma soprattutto mentalità. Rossella Casini è morta perché sapeva che il silenzio l’avrebbe uccisa ugualmente, infatti, come ricordano le parole di Antonio Di Pietro, «Il silenzio uccide. Il silenzio è un comportamento mafioso».
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