SCILLA. Buco di bilancio al Comune, pioggia di avvisi di garanzia: nel mirino l’ex amministrazione Ciccone, dirigenti e revisori dei conti

6 Febbraio 2016
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Comune di Scilla

SCILLA – Il buco di bilancio che ha causato il dissesto finanziario del Comune di Scilla  si abbatte come un macigno su palazzo “San Rocco”: oltre venti persone tra ex amministratori, dirigenti e revisori dei conti comunali, alcuni dei quali ancora in carica, sono indagate principalmente per abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico. Ieri la notifica della conclusione delle indagini e degli avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta scaturita dalla dichiarazione di dissesto dell’ente, deliberata a ottobre 2012 dall’allora amministrazione del sindaco Pasquale Caratozzolo ad appena un anno dall’insediamento. «Un atto obbligato. Una decisione inevitabile di fronte ai debiti che ci siamo ritrovati», spiegava la giunta Caratozzolo facendo riferimento alla drammatica situazione derivante dalla passata gestione del Comune. Ovvero, il buco di bilancio (attorno ai 10 milioni di euro) che si sarebbe creato sotto la guida decennale (2001-2011) del primo cittadino Gaetano Ciccone, professione avvocato, odierno segretario del Partito democratico di Scilla, nonché fratello dell’attuale sindaco, Pasqualino Ciccone. Nel fascicolo  d’inchiesta aperto dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Reggio Calabria, con il pubblico ministero Antonio Cristillo titolare delle indagini, sono finiti in particolare gli ultimi due anni della prima amministrazione Ciccone e i cinque della seconda, unitamente a buona parte dell’apparato tecnico-burocratico della casa municipale. I reati ipotizzati, infatti, sarebbero stati compiuti soprattutto nel periodo dal 2004 al 2011. Nell’elenco dei 25 nomi coinvolti nel procedimento penale figura – per via dell’incarico allora svolto a Scilla – anche quello di Orsola Fallara, la dirigente del settore Finanze del Comune di Reggio Calabria morta suicida nel 2010. Ma a fare un certo effetto, se non altro per i ruoli pubblici che alcuni di loro continuano a rivestire, sono i nomi dell’ex sindaco Gaetano Ciccone e degli ex assessori e consiglieri delle sue due coalizioni di governo: da Nino Vita a Francesco Bellantoni, da Pasquale Arbitrio a Domenico Cambareri, da Domenico Diano a Francesco Fava, fino ai quattro arruolati pure dall’attuale sindaco Pasqualino Ciccone: Girolamo Paladino (vicesindaco), Filippo Cotroneo (consigliere), Giuseppe Federico (consigliere) e  Pietro Mangeruca, quest’ultimo sospeso dalla carica di consigliere dopo l’arresto per coltivazione di cannabis. Ma non è finita qui: nella lista degli indagati ci sono pure l’ex vicesindaco e assessore Domenico Mollica (oggi consigliere di minoranza di “Uniti per cambiare) e gli ex consiglieri di opposizione Francesco Santacroce (anche oggi nella minoranza), Giuseppe Bova, Mariano Como e Rocco Giordano. E ancora gli ex revisori dei conti Antonio Calarco, Giovanni Aricò e Daniele Palumbo; l’ex capo dell’area tecnica comunale Antonio Caratozzolo; il responsabile dell’area economico-finanziaria Rodolfo Fontana e quello del settore vigilanza Giuseppe Facciolà, entrambi tuttora in forza a  palazzo “San Rocco”; e l’ex responsabile dell’area amministrativa Giovanna Bellantoni. Politici, tecnici e professionisti che, nella maggior parte dei casi, avrebbero agito in concorso tra di loro violando le leggi in materia di approvazione e gestione del bilancio, di rendicontazione, di riaccertamento dei residui e formazione di passività fuori bilancio. Violazioni che avrebbero commesso «per occultare il disavanzo di amministrazione», procurando «intenzionalmente danno ingiusto al Comune consistente nel determinare lo stato di dissesto e il suo progressivo aggravamento». Una serie di gravi contestazioni quelle mosse dalla Procura: omissioni su omissioni, false attestazioni, utilizzo di somme vincolate, false previsioni e quant’altro. Per redigere e approvare un bilancio «senza rispettare i principi di veridicità e attendibilità». Una serie di azioni che, stando all’accusa, sarebbero state “coperte” dalle mancate rilevazioni dei revisori dei conti. E, allo stesso modo, i dirigenti comunali si sarebbero detti all’oscuro di eventuali debiti fuori bilancio. fra.me.

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