REGGIO. Osservatorio sugli appalti per contenere la spesa pubblica: se ne parla alla Mediterranea con LaborEst e “La Calabria che vogliamo”

24 Ottobre 2015
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Lotta agli sprechi. LaborEst e La Calabria che vogliamo offrono strumenti operativi concreti alla Regione Calabria

Lunedì 26 ottobre, ore 11,00, a Reggio Calabria, presso l’Aula Magna di Architettura si terrà il seminario: “L’Osservatorio sugli appalti: uno strumento per il contenimento della spesa pubblica”, organizzato dal laboratorio di valutazioni economico estimative LaborEst, attivo presso il Dipartimento PAU dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dal Laboratorio sociale “La Calabria che vogliamo”.
Dopo l’introduzione dei direttori del LaborEst, Francesco Calabrò e Lucia Della Spina, e del coordinatore di “La Calabria che vogliamo”, Mario Nasone, relazionerà Donato Carlea, Provveditore alle Opere Pubbliche di Campania e Molise. Seguiranno gli interventi di Raffaele Scrivo (LaborEst) ed Enzo Tromba (Osservatorio Città Metropolitana “Edoardo Mollica”)
Le conclusioni sono affidate al vice-presidente della Giunta Regionale della Calabria, Antonio Viscomi.
C’è bisogno – spiegano Francesco Calabrò e Lucia della Spina (LaborEst) – di mantenere alta l’attenzione su tematiche di grande rilevanza, che hanno impatti notevoli sulla società in cui viviamo. Il dialogo e la collaborazione con il laboratorio sociale “la Calabria che vogliamo – nasce dalla voglia di provare a dare risposte concrete al nostro territorio attraverso un dialogo costante e serrato con i rappresentanti delle istituzioni regionali.
In questo caso – sottolinea Calabrò – l’attenzione sarà focalizzata sulla lotta agli sprechi nel settore dei lavori pubblici. I giornali ospitano ormai quotidianamente notizie di sperpero di denaro pubblico in una fase storica nella quale mancano le risorse per garantire i servizi pubblici essenziali. Costi di lavori decuplicati, opere incompiute o inutilizzate, infiniti sono gli esempi che si potrebbero fare.
LaborEst e La Calabria che vogliamo attribuiscono il fenomeno a due diverse cause.
Da un lato c’è sicuramente una realtà di corruzione diffusa, che contribuisce in maniera significativa a far lievitare i costi e determinare sprechi di varia natura.
Questa dimensione criminale, ovviamente, può trovare innanzi tutto risposte di tipo repressivo. Esistono, però, anche carenze normative e conoscitive che concorrono in maniera significativa a determinare una situazione ormai insostenibile, ed è su queste cause che il seminario intende avviare un dibattito per l’individuazione di soluzioni.
L’Osservatorio sugli appalti svolge oggi una importante funzione amministrativa, anche rispetto alle esigenze di trasparenza della PA, ma – aggiunge – non riesce a svolgere in maniera adeguata le funzioni di carattere estimativo, che potrebbero invece supportare adeguatamente i tecnici nella fase di programmazione delle Opere Pubbliche, ad esempio attraverso la definizione dei costi standard.
Le procedure di stima attualmente previste dalla normativa, tecnicamente errate in maniera clamorosa, determinano una sottostima del costo delle opere che normalmente è del 30-40%, ma può essere anche superiore nel caso di opere particolarmente complesse o fuori dall’ordinario.
Dotarsi di strumenti adeguati per determinare costi attendibili nel momento della programmazione può contribuire non solo a evitare le lungaggini e le diseconomie delle varianti in corso d’opera ma anche a facilitare i controlli in fase di repressione.
Analogo ragionamento vale per i costi di gestione: oggi in fase di programmazione delle opere gli studi di fattibilità sono sostanzialmente un adempimento burocratico che non verifica se effettivamente le opere da programmare comporteranno costi di gestione e manutenzione sostenibili: anche in questo campo la cultura estimativa potrebbe fornire un supporto indispensabile ai decisori pubblici.
Nell’ottica di un dialogo che non sia sterile e approfittando della presenza del professore Viscomi – conclude Calabrò – il primo passo che dovremmo fare è quello di verificare come si sta muovendo attualmente l’Osservatorio regionale, quali sono le attività che sta facendo, esaminarne le carenze e quindi sviluppare una proposta di riorganizzazione.

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