SCILLA. Il sindaco Ciccone contro l’ex giunta: «Il castello ai privati? Una porcata! Faremo le barricate per difenderlo»

13 Ottobre 2015
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ciccone al centro con la maggioranza

SCILLA – L’Amministrazione Caratozzolo è caduta a giugno 2014 e il sindaco che la guidava morto qualche mese dopo, eppure, Pasqualino Ciccone, ieri leader della minoranza e oggi primo cittadino, non smette di contestarne l’operato con toni accesi. A quella giunta, e principalmente a chi la presiedeva, che per forza di cose non potrà avere diritto di replica, rimprovera a gran voce l’adesione a un bando regionale (Por Calabria 2007/2013) sulla valorizzazione di beni culturali calabresi con l’elargizione di contributi agli operatori economici che sarebbero entrati in graduatoria per la gestione e l’utilizzo dei beni ai fini dello svolgimento di svariati servizi turistici. Nel caso specifico, la Regione Calabria e il Comune di Scilla concordavano di valorizzare il Castello “Ruffo” di Scilla, di proprietà demaniale ma nella disponibilità dell’ente locale grazie a una concessione. Dopo un lungo iter burocratico, il gruppo di imprese scillesi “Welcome to Scilla” risultava ammesso al finanziamento per garantire all’interno del Castello “Ruffo” i servizi di accoglienza, assistenza didattica, informazione, biglietteria e comunicazione di guida. A oggi, però, i beneficiari dei fondi non possono far partire il progetto perché manca un passaggio fondamentale: la firma del sindaco sulle carte inerenti l’“occupazione” del Castello. Inutili i solleciti, con tanto di diffida, della Regione al numero uno di palazzo “San Rocco”: Pasqualino Ciccone non ci pensa nemmeno ad avallare l’operazione, che a suo dire è «una gigantesca porcata» e va contrastata. «Un’operazione illegittima, compiuta senza tenere conto del regolamento del Castello e del fatto che nel Castello quei servizi vengono garantiti dagli lpu del Comune», attacca il sindaco sostenuto dall’intera maggioranza. «Se necessario – promette Ciccone – faremo le barricate per impedire l’affidamento a privati del nostro Castello, deciso da un accordo opaco tra la precedente amministrazione e la Regione. Il Castello è un bene pubblico, è il nostro bene più prezioso. E’ il simbolo di Scilla, e non consentiremo che pochi privati ne usufruiscano per i propri profitti. Una brutta storia: erano pronti a svendere il nostro castello dopo aver già creato danni enormi e per certi versi irreversibili». A questo punto sembra inevitabile un contenzioso: il sindaco Ciccone, infatti, è determinatissimo ad agire in discontinuità con la passata giunta. fra.me.

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