Si riaccende il dibattito sul Ponte sullo Stretto. Continuano a susseguirsi le reazioni dopo che il ministro Alfano ha rilanciato il progetto. L’ultimo a dire la sua, in una nota, è Vincenzo Garofalo, deputato siciliano di Area Popolare (Ncd – Udc) e vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera: «Ai detrattori per partito preso, che forse non conoscono bene fatti e situazioni, facciamo sommessamente presente che il Ponte sullo Stretto è un’opera infrastrutturale di strategica importanza per il sistema dei trasporti del Sud Italia, soprattutto quello ferroviario. Se approfondissero e prestassero maggiore attenzione alla questione, scoprirebbero che con Internet si trasferiscono tecnologie, capacità intellettuali, si ordinano sì merci ma poi queste viaggiano necessariamente via mare, aerea e ferroviaria. La domanda dunque è: vogliamo che i treni veloci vadano solo verso la Puglia e non raggiungano la Sicilia? Se vogliamo un’Italia che non viaggi più a due velocità, dobbiamo dare a tutto il Sud le stesse opportunità. Discutiamo pure dei finanziamenti ma facciamolo con maggiore rispetto e intelligenza. Siamo pronti a confrontarci ma tenendo presente che ci sono persone in carne ed ossa che aspettano risposte rispetto al lavoro e che oggi sono costrette a lasciare il Sud per avere un futuro migliore. Infine, si tenga conto che gli studi fatti per il Ponte sullo Stretto sono oggi utilizzati per costruire ponti in altre parti del mondo. La cosa strana, però, è che non vengano impiegati nel Paese dove sono stati spesi i soldi per farli».
Negli ultimi giorni, dunque, l’argomento del Ponte sullo Stretto è ritornato alla ribalta con le dichiarazioni del ministro dell’Interno Angelino Alfano (Ncd): «Non vedo ragioni – ha detto il rappresentante del governo Renzi in occasione della presentazione del piano centrista per il rilancio del Mezzogiorno – per cui non si debba più parlare del Ponte sullo Stretto di Messina e noi in Parlamento presentiamo una proposta di legge per realizzarlo. So che la sinistra si opporrà, ma accadrà come con la riforma dell’art.18: dicevano che avevamo lanciato un dibattito ferragostano, e ora è legge dello Stato. Non è possibile che l’Alta velocità arrivi fino a Reggio Calabria – ha aggiunto – e poi ci si debba “tuffare” nello Stretto, per poi rincominciare a viaggiare a… bassa velocità. Questo è un progetto che vogliamo rilanciare».
Ne è seguita la solita girandola di opinioni contrastanti, tra favorevoli e contrari alla megainfrastruttura. «Ponte sullo Stretto? Spero che si faccia perchè può essere concretamente una grande risorsa per il Sud”», ha dichiarato l’amministratore delegato di Salini Impregilo, Pietro Salini. «Noi – ha spiegato Salini – siamo pronti, lo siamo sempre stati perchè facciamo questo di mestiere. Ci piacerebbe poterlo fare perchè è una bella cosa. Il ponte è una risorsa per il Sud ed è importante per lo sviluppo del Paese. Per questo continuo a credere che si faccia. Si tratta di un investimento importante che può avere una grande valenza per lo sviluppo del sud. Non possiamo lasciare il sud in mano alla criminalità, dobbiamo investire in quell’area del Paese – ha aggiunto – e il ponte può essere un grande investimento per tutti, una grande fonte di lavoro. La sua realizzazione può anche essere una occasione di rivedere questo Paese, far sì che si pensi in termini di programmi, di visione del futuro. Oggi pensare che abbiamo un Canale di Suez che raddoppia la sua portata e non avere la possibilitá di creare un vero e proprio hub nel Mediterraneo, è una cosa che ci deve far riflettere tutti». Sostenitrice del Ponte anche l’Amministrazione Comunale di Villa San Giovanni guidata dal sindaco Antonio Messina, che in linea col suo predecessore Rocco La Valle ritiene la mega opera un’occasione fondamentale di sviluppo e crescita per il territorio. Di diverso avviso, naturalmente, le associazioni ambientaliste (Legambiente in primis) e i partiti di sinistra. Tra gli altri, è intervenuto nel dibattito il capogruppo de La Sinistra al Consiglio regionale della Calabria Gianni Nucera: «La proposta di ripescare il Ponte sullo Stretto mentre il Mezzogiorno è socialmente stremato, è una battuta infelice. Un diversivo che, purtroppo, lascia intendere che nel Governo e specificamente in alcuni suoi ministri, non vi è alcuna volontà e capacità di affrontare e risolvere i problemi reali del Mezzogiorno. Al Governo e segnatamente al ministro Alfano, propugnatore della mega infrastruttura già costata al Paese un occhio della testa, consigliamo prudenza. Perché i tempi sono difficili e la gente è amareggiata. E soprattutto, consigliamo più attenzione ai problemi veri che affliggono i meridionali, piuttosto che dedicarsi a progetti economicamente insostenibili, inutili da ogni punto di vista, tecnologicamente pericolosi e, peggio ancora, inclini a rovinare uno dei paesaggi tra i più affascinanti del mondo qual è lo Stretto di Messina. C’è da realizzare il reddito minimo e sostenere con immediatezza sei milioni di famiglie in povertà; e, in particolare in Calabria, l’aumento della povertà ed il degrado complessivo dei servizi pubblici, ad incominciare dai servizi socio-sanitari, richiedono allo Stato un mutamento delle politiche economiche più attento ai bisogni delle persone in carne ed ossa e maggiore accortezza negli annunci di opere faraoniche quando tantissime famiglie non sanno più come sbarcare il lunario. L’idea del Ponte – ha concluso Nucera – è figlia di un’economia creativa, speculativa e spesso mortificante per l’imprenditoria sana, che ha generato la crisi internazionale tuttora in corso, ed è legata ad una filosofia vecchia ed arretrata dello sviluppo. Una trovata inopportuna e maldestra che si sovrappone all’urgenza di concentrare le risorse pubbliche e private per una progettualità realistica del rilancio dello sviluppo produttivo e dell’occupazione in questa parte del Paese».
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