FONTE: ANSA
La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata dal procuratore aggiunto facente funzione Giuseppe Lombardo, ha chiuso l’inchiesta “Ducale” contro la cosca Araniti di Sambatello che avrebbe avuto un ruolo attivo alle elezioni regionali in Calabria del 2020 e del 2021 e alle elezioni amministrative del settembre 2020.
Le indagini erano iniziate nel 2019 e avrebbero, come detto, permesso di acquisire elementi sintomatici del condizionamento delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria e del Consiglio comunale della città sullo Stretto.
L’operazione dei Carabinieri del Ros è avvenuta l’11 giugno 2024. Ventiquattro gli indagati ai quali i procuratori aggiunti Stefano Musolino e Walter Ignazitto e il pm Salvatore Rossello hanno notificato l’avviso di conclusione indagini. Tra questi ci sono anche il capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale Giuseppe Neri (lo stesso che aveva minacciato la giornalista Alessia Candito: “Se la incontro, le sputo” e il consigliere comunale Giuseppe Sera, del Pd. Scambio elettorale politico-mafioso è l’ipotesi accusatoria contestata dalla Procura che, per Neri e Sera, aveva chiesto l’arresto ma è stato rigettato prima dal gip e poi dal Tribunale del Riesame.
Nell’inchiesta era finito anche il sindaco dem di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà per il quale però non era stato chiesto alcun provvedimento per mancanza di sufficienti prove a carico.
Con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, gli indagati principali dell’inchiesta “Ducale” sono il presunto boss Domenico Araniti e suo genero Daniel Barillà. Quest’ultimo è il soggetto che, secondo i magistrati, sarebbe stato la testa di ponte tra la cosca e la politica. Tra gli indagati ci sono anche alcuni nomi nuovi rispetto a quanto era emerso nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Ros lo scorso luglio.
L’avviso di conclusione indagini, infatti, è stato disposto anche nei confronti di un ex consigliere comunale di Reggio Calabria, Michele Marianò, oggi componente del comitato provinciale della Lega, e di Domenico Rugolino, ritenuto esponente dell’omonima cosca di Catona. Entrambi sono accusati di estorsione e trasferimento fraudolento di valori aggravato perché commesso “al fine di agevolare gli interessi economici della ‘ndrangheta”. Secondo la Dda, in passato Marcianò e Rugolino erano soci occulti dell’impresa “Lido dello Stretto” di Catona.
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