«Nonostante questo lungo periodo di pandemia, il comune di Reggio Calabria non è ancora dotato di strutture comunali per l’ospitalità delle persone prive di una sistemazione abitativa adeguata. È di pochi giorni fa il dramma del giovane Valerio, morto a soli 28 anni in un rifugio di fortuna». È la denuncia contenuta in un comunicato firmato da:Osservatorio sul disagio abitativo; Un Mondo Di Mondi – Marino A Giacomo – Cristina Delfino; CSOA Angelina Cartella; Società dei Territorialisti/e Onlus; Centro Sociale Nuvola Rossa; Comitato Solidarietà Migranti; Reggio Non Tace; Collettiva AutonoMia.
«Da diversi anni – denunciano ancora le suddette associazioni – un nutrito gruppo di persone senza fissa dimora vive sulla strada o in rifugi improvvisati dove la loro esistenza è in costante pericolo. I dormitori delle associazioni private riescono a garantire un numero limitato di posti letto e quindi ospitano solo una parte di queste persone. Gli altri restano sulla strada e in rifugi che spesso diventano delle trappole mortali, come i vecchi treni della Stazione Centrale. Queste persone restano degli invisibili per gran parte della popolazione ma non per questo smettono di esistere».
«È urgente – incalzano – che il Comune provveda a dotarsi di strutture comunali per garantire il diritto ad un’abitazione adeguata, sulla base delle esigenze primarie delle persone attualmente senza fissa dimora; per ora si è limitato a garantire la possibilità di una doccia calda nella struttura sportiva del “Palloncino”. Per quanto riguarda l’abitazione, il 14 aprile il Comune ha pubblicato sul Mepa con scadenza 18 maggio 2020 un bando sui fondi del Pon Metro Asse 3 – Servizi per l’inclusione sociale- dal titolo “Servizi di Centro Residenziale per le persone senza fissa dimora”. Con questo bando s’intende affidare il servizio residenziale per 30 persone ad un Ente privato, spendendo iva esclusa 299.460,00 euro per un anno e 598.920,00 euro per 30 mesi, in caso di rinnovo dopo i primi 12. La spesa complessiva prevista iva inclusa è di euro 709.562,40 euro. Tra i requisiti richiesti al soggetto privato che dovrebbe essere selezionato con il bando è presente un’esperienza almeno triennale in questo specifico settore, tale da poter fornire il servizio di accompagnamento socio-educativo delle persone e dei nuclei familiari inseriti nell’intervento di housing sociale. Inoltre, in attesa che sia completata la struttura comunale di via Torricelli Pescatori, si chiede al soggetto privato di fornire una struttura abitativa con 30 posti letto, che sia a norma per il necessario distanziamento sociale».
«Questa ennesima decisione di “privatizzare” un servizio pubblico – proseguono le associazioni – arriva in un momento in cui ci appaiono molto evidenti i costi sociali di tali scelte. Il bando inoltre rischia di andare deserto per vari motivi anche legati ai requisiti richiesti. Nel caso invece porti ad individuare un ente che garantisca il servizio, questo sarà attivato probabilmente non prima di settembre. Intanto le 30 persone censite dal Comune continueranno a rimanere sulla strada, rischiando la vita. Nell’attesa degli esiti del bando, si potrebbero intanto mettere a disposizione delle persone degli alloggi confiscati non abitati. Le necessarie ristrutturazioni di tali alloggi potrebbero facilmente essere attuate dalla società Castore con i fondi destinati a queste strutture. Mentre per l’accoglienza – concludono – si potrebbero cominciare ad attuare delle esperienze di autogestione, sperimentate positivamente in altre città italiane».
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