VILLA. Inchiesta “Cenide”, libertà di comunicazione per il sindaco Siclari e altri indagati ai domiciliari

28 Dicembre 2019
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VILLA SAN GIOVANNI – Il Gip di Reggio Calabria Valentina Fabiani ha firmato un provvedimento di revoca del divieto di comunicazione con persone diverse dai familiari conviventi e dai difensori stabilito a carico degli indagati nell’inchiesta “Cenide” sottoposti alla misura degli arresti domiciliari, tra i quali anche il sindaco di Villa San Giovanni Giovanni Siclari, poi sospeso dalla carica con provvedimento del prefetto. Il Gip, richiamando l’ordinanza di custodia cautelare dei giorni addietro, ha infatti rilevato «che, per mero errore materiale, è stato applicato il divieto di comunicare con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, con persone diverse dai familiari non conviventi e dai difensori, in assenza di specifica richiesta da parte del Pm procedente». Restano, tuttavia, «gli ulteriori divieti connessi all’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari in atto applicata agli indagati».

L’ordinanza di custodia cautelare del procedimento “Cenide”, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria, è stata eseguita lo scorso 16 dicembre, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore dott.  Giovanni Bombardieri, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati da personale dei Comandi Provinciali di Milano, Brescia e Messina.

L’attività investigativa, coordinata dai Sostituti Procuratori distrettuali Walter Ignazitto e Gianluca Gelso, ha preso le mosse dal riscontro delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Vincenzo Cristiano, coinvolto nell’operazione “Sansone” nel novembre 2016.
La figura centrale emersa nell’ambito dell’indagine “Cenide” è quella dell’ingegnere Francesco MORABITO, responsabile del Settore Tecnico Urbanistico del Comune di Villa San Giovanni, il quale nel periodo delle investigazioni si sarebbe reso responsabile di plurime condotte illecite integranti ipotesi delittuose di corruzione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato. Tant’è che l’ingegnere Francesco Morabito e il geometra del Comune Giancarlo Trunfio sono  stati i soli due soggetti destinatari di misura cautelare in carcere. 

Redazione

 

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