VILLA SAN GIOVANNI – È stato risolto in un batter d’occhio il problema dell’abusivismo all’interno della darsena di Pezzo. Nel giro di mezz’ora è stato deciso di far rimanere ciò che fino a poco prima doveva essere tassativamente rimosso perché considerato illegale e indecoroso. Il motivo non è dato saperlo, certo è che c’è stata una doppia ordinanza e una delle due – la prima (ordinanza numero uno Pezzo) – è sparita dagli atti del Comune. Non dai pc e dagli smartphone di quanti l’avevano scaricata e che, non vedendola più all’albo pretorio, qualche domanda se la sono posta. Soprattutto leggendo il secondo provvedimento (ordinanza numero due Pezzo), decisamente diverso nei contenuti rispetto al precedente. Un errore? Può essere. Ma perché, allora, all’albo pretorio comunale non risulta la revoca (come vuole la regola, ndr) della prima ordinanza, ma solo la nuova rivista e corretta? E perché una correzione tanto frettolosa nonostante un termine di 30 giorni? Forse perché gli animi popolari sono subito andati in escandescenza nel momento in cui, nel tardo pomeriggio dello scorso 2 dicembre, Villaedintorni ha dato notizia della prima ordinanza? Con tale provvedimento il sindaco Giovanni Siclari aveva ordinato ai proprietari-detentori di rimuovere e sgomberare, entro 30 giorni, ai fini della sicurezza e della pubblica incolumità, manufatti, imbarcazioni e attrezzature (carrelli, gavitelli, verricelli e relative basi da ancoraggio, nonché di materiale vario utilizzato per la lavaggio delle imbarcazioni) dall’area demaniale marittima – sia in mare che a terra – prospiciente il lungomare Cenide in località Punta Pezzo nella darsena compresa tra la Piazza delle Repubbliche Marinare e la Chiesa Maria SS delle Grazie. Evidenziando un contesto «di illiceità civile e penale a causa dell’occupazione su un bene demaniale marittimo considerato che l’abbandono di qualsivoglia materiale in spazio pubblico è da considerarsi deposito abusivo di rifiuti ingombranti che creano danni all’ambiente sotto il profilo del decoro e della pulizia», il primo cittadino aveva dunque avvertito i destinatari del provvedimento che, trascorso infruttuosamente il termine concesso ai trasgressori, «si procederà alla rimozione coattiva, provvedendo al recupero delle spese sostenute, nonché a combinare le sanzioni previste dalla legge per l’inottemperanza». Apriti cielo: sui social si è scatenato un putiferio e si sono alzati venti di protesta all’indirizzo dell’amministrazione comunale. Non meno preoccupati i “Diportisti Villesi”, che però hanno mantenuto la calma e, dopo un’interlocuzione proprio col sindaco, sono intervenuti col presidente Alberto Bellantoni rassicurando sulle prescrizioni dell’ordinanza, a suo dire non così rigide e riferite solo allo specchio acqueo della darsena di Pezzo. In realtà, la prima ordinanza parlava chiaro e quanto sostenuto da Bellantoni ha trovato conferma solo in una seconda ordinanza, protocollata e pubblicata all’albo pretorio mentre l’altra è svanita. Una seconda ordinanza indiscutibilmente più morbida, riferita appunto solo alle imbarcazioni ancorate nello specchio acqueo della darsena di Punta Pezzo. Tutto ciò che è a terra può restare, evidentemente non considerato più deposito abusivo. Un cambiamento repentino che solleva qualche dubbio e interrogativo sulla irrisolta situazione dell’utilizzo dell’arenile villese, regolamentato più a parole che con i fatti. Allo stesso modo, quale domanda sorge spontanea anche sull’attenzione che ogni atto comunale meriterebbe prima di finire nell’albo pretorio. (f.m.)
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