VILLA SAN GIOVANNI. Nervi ancora tesi in maggioranza: il “gruppo Micari” esplode in Consiglio e la seduta va deserta

23 Marzo 2019
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di FRANCESCA MEDURI

Villa San Giovanni – Non promette nulla di buono già dai primi passi e bisbigli il consiglio comunale convocato per determinarsi, tra le altre cose, sulla variante al piano regolatore per la realizzazione della tanto agognata isola ecologica. Facce tese e assenze «giustificate» (parola del presidente Nino Giustra) fanno da preambolo a un’altra pagina del capitolo sulla crisi di maggioranza, con un clamoroso abbandono dell’aula che gela tutti a pochi minuti dal fischio d’inizio gentilmente concesso della minoranza in mancanza del numero legale.

Inno d’Italia, appello ed ecco l’affondo di Liz Ciccarello nei confronti del sindaco Giovanni Siclari, anche a nome dei compagni del “gruppo Micari” Sonia Labate (assente) e Giuseppe Sofi. Niente acqua sul fuoco delle polemiche dei giorni scorsi, a dimostrazione di problemi e contrasti affatto risolti. Miccia accesa, tensione palpabile e volti pallidi, sbigottiti mentre Liz Ciccarello interviene contro il modus operandi siclariano.

La premessa, comunque, è soft: «Ci teniamo – esordisce l’assessore Ciccarello – a dire determinate cose in questo consiglio comunale, che riteniamo essere il luogo del confronto politico, dove devono emergere principi e valori come la democrazia, la trasparenza, l’onestà e la dialettica, che anche se accesa è sempre produttiva, perché è un mezzo attraverso il quale si ragionano delle scelte partecipate».

Ciccarello fa chiarezza e ordine su quanto accaduto nelle ultime settimane, «per rispetto – spiega – del mandato politico ricevuto dagli elettori». Torna, quindi, all’inizio del mese in corso e a quel comportamento «gravissimo e irrispettoso» che ha poi spinto l’ex assessore Lorenzo Micari a chiedere condivisione, ossia l’approvazione del Bilancio in giunta senza la stessa Ciccarello e la collega Labate. «Oltre a essere il documento politico per eccellenza insieme al Piano strutturale comunale è il primo bilancio dopo gli ultimi due fatti da commissari!», esclama delusa Ciccarello rimarcando i toni leggeri della prima uscita di Micari: «Non mi pare che abbia mortificato né offeso alcuno».

Ne è derivata, ricorda ancora Liz Ciccarello, la risposta degli assessori Richichi, Caminiti e Ciccarello i quali, «impropriamente», hanno parlato di “azioni politiche deboli”, “attacchi strumentali” e “articoli ad orologeria”: «Oltre ad essere completamente fuori tema – ammonisce Ciccarello – riscontriamo anche notevole incoerenza, perché prima si irritano per la richiesta fatta (condivisione) e poi seguono il consiglio suggerito, infatti ieri sera è stata incontrata la Consulta del terzo settore per discutere il Bilancio! Chiedono la verifica amministrativa, noi ne conveniamo ma la rimandano a “dopo il Bilancio”… perché? Noi chiediamo solo condivisione – rafforza Ciccarello – e ribadiamo che la   nostra posizione non dipende né dalle poltrone né da candidature, perché riteniamo che legare le sorti di Villa San Giovanni ad una campagna elettorale regionale mortifichi la città e la politica con la “P” maiuscola!».

Davanti a visi sempre più scuri, quello del sindaco su tutti, Liz Ciccarello continua a mettere le cose in chiaro, sferrando un nuovo duro colpo alla storiella della maggioranza compatta e felice. «Noi non siamo per i trasformismi, abbiamo creduto in un tavolo politico che ha dato vita ad una coalizione e ad un programma politico-amministrativo… di questo chiediamo rispetto!».

Fino all’affondo conclusivo e all’uscita dalla sala del Consiglio: «Amministrare – rilancia Ciccarello – richiede impegno, responsabilità, scelte condivise, rispetto per le regole. Serve un bagno d’umiltà nell’interesse della città che ha bisogno di un sindaco che ascolta le sue istanze e si impegna, con il cuore, a realizzarle. Per tutto quello che abbiamo detto non parteciperemo ai lavori consiliari».

Detto fatto. Ciccarello e Sofi vanno via e passano la palla alla minoranza. Stavolta però, nessuno se la sente di andare avanti con una coalizione di governo che, al di là delle assenze giustificate, è ormai striminzita e spaccata dalla voce dissidente dei micariani. È Antonio Ciccone (Pd), orfano della compagna Lina Vilardi, a parlare per primo: «Siamo in piena crisi politica e ciò ci chiama a un’assunzione di responsabilità nei confronti della cittadinanza. Non possiamo pensare di tenere un consiglio comunale in queste condizioni, siamo di fronte a un fatto che non si può più sottacere. Quanto accaduto stasera è gravissimo, un atto di sfiducia nella maggioranza a una settimana dalle rassicurazioni del sindaco. Sindaco che adesso deve prendere le redini e spiegare alla città la situazione reale, sperando che riesca a riunire i suoi a pochi giorni dall’approvazione in Consiglio del bilancio. Non è il momento di fare polemiche, sono davvero frastornato, amareggiato».

Ciccone, pertanto, chiede e ottiene una brevissima sospensione dei lavori fino al ritorno in aula e alla decisione, condivisa dai colleghi della minoranza Cristian Aragona (Impegno in Comune, ieri senza Mimmo Aragona) e Milena Gioè (M5S), di non proseguire nella discussione di punti importantissimi con una maggioranza così mal conciata. Il numero legale non c’è più e la seduta viene dichiarata deserta e rinviata alla seconda convocazione di lunedì 25 marzo, tre giorni prima del consiglio per l’approvazione del bilancio. Nel frattempo Siclari cercherà di recuperare almeno gli assenti giustificati di ieri (Richichi e Santoro giunte solo sul finire, Morgante non pervenuto), tra i quali non sembra tuttavia rientrare Francesca Porpiglia visto che non avrebbe motivato la sua mancata partecipazione. E proprio le mosse della capogruppo leghista del “Nuovo Centrodestra Villese” potrebbero rivelarsi decisive per le sorti della maggioranza di governo, oggi traballante quanto basta da fare avanzare previsioni tutt’altro che rosee.

È un clima davvero grigio  e deprimente quello che si respira nella massima assemblea villese, dove i semi della speranza e della fiducia restano imprigionati in una primavera che tarda ad arrivare. E chissà se mai sboccerà.

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