“Mala depurazione”, ipotesi disastro ambientale da Reggio a Bagnara

20 Settembre 2018
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REGGIO CALABRIA – Inadempimento di contratti di pubbliche forniture, omissioni di atti di ufficio, disastro ambientale, getto pericoloso di cose ed attività di gestione non autorizzata di rifiuti, con smaltimento illecito degli stessi. Sono reati gravissimi quelli ipotizzati, a vario titolo, nei confronti dei 53 indagati nell’operazione denominata “Mala depurazione”, coordinata dalla Procura della Repubblica guidata da Giovanni Bombardieri.

Nella tarda mattinata di ieri, i militari della Guardia Costiera di Reggio Calabria hanno posto sotto sequestro preventivo 14 impianti di depurazione acque reflue comunali della provincia di Reggio Calabria, dando così esecuzione ad altrettanti decreti di sequestro emessi dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Maria Cecilia Vitolla.

53 persone indagate tra cui i dirigenti e funzionari delle società che nel tempo hanno gestito gli impianti, i sindaci pro-tempore dei Comuni dove sono ubicati gli impianti o quelli capofila per quelli consortili, i dirigenti pro-tempore degli uffici tecnici/lavori pubblici.

Sono distribuiti su 7 comuni i 14 impianti di depurazione di acque reflue sequestrati dalla Capitaneria di Porto: a Reggio Calabria 6 impianti in località Gallico, Pellaro, Paterriti, Armo, Oliveto e l’impianto consortile di Concessa; a Villa San Giovanni 1 impianto sito in località Femia, frazione di Pezzo; a Scilla 2 impianti siti in località Favazzina e Oliveto; a Bagnara Calabra 1 impianto sito in località “Cacili”; a Motta San Giovanni 2 impianti siti in località Oliveto e Castelli; a Marina di San Lorenzo 1 impianto consortile sito in località Agrifa; a Cardeto 1 impianto in località Calvario. 

È stato nominato custode giudiziale di tutti gli impianti, con facoltà d’uso, il dirigente del Dipartimento 11 Ambiente della Regione Calabria, con obblighi di conformare urgentemente lo stato di fatto e di diritto degli impianti alle prescrizioni di legge e di regolamento applicabili in ragione delle violazioni contestate nei provvedimenti di sequestro, il tutto comunque entro e non oltre giorni 45 dalla notifica del provvedimento cautelare.

Di certo – come spiegato in conferenza stampa presso la sede della Direzione Marittima di Reggio Calabria, alla presenza del Procuratore Capo della Procura della Repubblica Giovanni Bombardieri e del Procuratore Aggiunto, Gerardo Dominijanni – le indagini vanno avanti, anche e soprattutto per chiarire l’eventuale ruolo dei singoli indagati e in particolare dei sindaci e dei commissari che hanno amministrato i comuni interessati dal 2011 a oggi, finiti sotto inchiesta in quanto “atto dovuto”.

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