VILLA SAN GIOVANNI. Infrastrutture e sviluppo, l'associazione Listretto a Falcomatà: «Rivendica tavoli istituzionali per porto di Gioia e alta velocità»

17 Settembre 2016
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VILLA SAN GIOVANNI – Di seguito la lettera aperta dell’Associazione Listretto- Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno, firmata dal presidente Rocco La Valle, al sindaco della Città Metropolitana, Giuseppe Falcomatà:

Carissimo Peppe – passaci il tono confidenziale, ma sei il nostro Sindaco – quanta gioia nell’apprendere che la Calabria, e soprattutto questa sfortunata città, non sia citata dai media quale esempio di negatività, di malaffare, di degrado, di arretratezza.

A Reggio Calabria vi sono cantieri di un’azienda che dà lustro a questa città nel mondo: sono gli stabilimenti Hitachi Rail Italy, quelli da cui fuoriescono i treni che macinano chilometri e chilometri di rotaie disseminate qua e là nel pianeta.

Che bello leggere che da Reggio Calabria partono i treni per la metropolitana di Taipei, i treni metro per Honolulu, i treni per la nuova metropolitana di Lima. Legger queste notizie sulle riviste economiche specializzate, fa un certo effetto, lascia, a chi è imbevuto di calabresità come noi, un piacevolissimo retrogusto.

Purtroppo, però, caro Peppe, i treni non partono da Reggio Calabria sulle rotaie dello sviluppo economico, non lasciano tracce occupazionali, né un profumo di speranza e, soprattutto, non partono dal porto più grande del Mediterraneo perché quel porto, non va, non decolla, non dà futuro. Ha fatto solo sognare, poi basta! Ha fatto parlare, tanto, poi basta! Ha fatto bestemmiare, come Patron ‘Ntoni dei Malavoglia, per la maledizione che sullo stesso incombe.

Che tristezza leggere che i treni per Lima partono da Salerno, che quelli per le Hawaii vengono portati prima in California e che il porto di Gioia Tauro non può che fare transhipment, perché dopo decenni dalla sua costruzione, non ha ancora un collegamento ferroviario.

Appare tutto grottesco, caro Peppe, ma è l’amara verità.

Quanta tristezza nel riscontrare che le “passerelle” sul porto di Gioia Tauro, hanno portato solo lustro all’imbonitore di turno e tanta fame occupazionale a noi che nell’arida area portuale alberghiamo in attesa che anche un solo container si avvii via terra, senza girovagare da una nave all’altra per raggiungere la meta.

Ciò cui dovrebbe assolvere il porto di Gioia Tauro lo fanno i porti del Nord (Brema, Anversa, Amburgo, Rotterdam …): ma Suez non si trova nel nord Europa, è qui, qui vicino, vicino Gioia Tauro, dov’è stato costruito il porto più grande d’Europa perché a questo doveva servire.

Ma l’avviso per i naviganti, era tutt’altro che fermarsi a Gioia Tauro. Lo scalo merci non poteva esser qui, perché avrebbe portato sviluppo, occupazione, denaro, futuro. Perché i container non bisognava farli partire da Gioia Tauro su rotaia, ma dai porti citati, perché lì si contano centinai di migliaia di occupati. Un indotto che da solo avrebbe risolto i problemi del sud Italia, perché lì sono sorti i grandi ricettori delle merci trasportate.

Perché se funzionasse il porto di Gioia Tauro, tutto costerebbe meno, e questo non è possibile in un’economia malata come la nostra.

Adesso, però, c’è una luce, una luce vera, no riflessa,né fatta di sole parole: è il rilancio del gateway ferroviario, il via libera al “nuovo terminal intermodale del porto di Gioia Tauro”, il binario che collega il porto all’Europa.

Sarebbe un vero peccato non salire su quest’ultimo treno, che ci porterà direttamente da Gioia Tauro ad Honolulu, a Lima, a Taipei e dove altro vogliamo andare. Questa è una guerra economica che gli Stati del Nord Europa in maniera silenziosa conducono da decenni nel nostro territorio impedendoci, grazie anche a faccendieri vari, di dare forza infrastrutturale all’Italia Meridionale; ci porterà a perdere una delle posizioni strategiche più importanti per l’Europa, regalando un vantaggio economico a chi ha grandi interessi a posizionare piattaforme logistiche nel Mediterraneo, il porto Greco del Pireo ne è la dimostrazione (oggi gestito dalla COSCO società cinese).

Caro Peppe, noi riteniamo che se l’Europa è veramente unita, dovrebbe considerare e far sviluppare sotto la propria bandiera opere come l’AV / AC Salerno – Reggio Calabria ed il porto di Gioia Tauro, considerando queste opere necessarie per difendere gli interessi economici dei cittadini europei.

Diversamente, così come l’Europa ha perso il porto della Grecia, presto perderà la logistica nel Mediterraneo, con l’aggravio di alti costi di trasporto che inevitabilmente ricadrebbero sulla famiglie europee.

Oggi, più che mai, è necessario che l’argomento delle infrastrutture meridionali, non venga considerata solo una questione meridionale o italiana, ma una primaria questione Europea.

Caro Peppe, Sindaco di questa Città, parla tu nella qualità ai Signori dell’Economia, a quelli che fanno e si occupano di geopolitica, chiedi con forza tavoli istituzionali, rivendica il Tuo ruolo e la Tua posizione geografica nel Mediterraneo, dai forza alla Città Metropolitana di Reggio Calabria che è nata per far parte dell’Europa del futuro e non per continuare ad essere ancora di più emarginata.

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