BAGNARA. Arci Caccia reggina a congresso: proposte e frecciate

22 Luglio 2016
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BAGNARA CALABRA – Si è svolto a Bagnara Calabra il congresso provinciale dell’Arci Caccia per l’elezione dei delegati che parteciperanno il 9 e 10 settembre a Fiuggi al XI Congresso nazionale. Ampio e complesso il dibattito aperto dal presidente provinciale Giuseppe Spoleti, garante dell’assemblea . Al centro dei lavori la gestione dell’attività venatoria, con i relatori che ne hanno confermato la vocazione popolare sottolineando altresì la necessità di studi e competenze per poter programmare e mantenere la gestione della fauna come bene indisponibile dello Stato.

Polemiche e frecciate sono partite da parte dei presidenti dei circoli della provincia reggina, in particolare   sul ritardo su alcuni adempimenti da parte della Regione Calabria, come l’approvazione del calendario venatorio. Altro tema scottante la gestione degli ungulati, come il cinghiale: «Se ne riscontra una presenza importante in alcune aree – è stato evidenziato – mentre in altre ha scarso riscontro, necessita di un Regolamento di gestione che venga partecipato non solo ai presidenti degli Atc ma in particolare al mondo venatorio e agricolo, per poi essere approvato in tempi brevi». Gli interventi e i saluti   del vicepresidente vicario della Fidasc Giuseppe Oliveri e di Giuseppe Licastro e Giuseppe Barilà, presidente della Commissione per l’esercizio venatorio, hanno dato spunti per ulteriori analisi. Parlando dell ‘Atc e delle zone Zps sono scoppiate le polemiche perché gli aumenti della tassa dell’Atc non ha portato benefici e comunque il Comitato di gestione non riesce a programmare e spendere i soldi dei cacciatori. Niente immissione di selvaggina, nè fagiani, nè lepre, soltanto polemiche che mettono in difficoltà i cacciatori nei confronti dell’opinione pubblica. L’Arci Caccia dal proprio congresso provinciale, tramite il presidente Spoleti, invoca dunque l’unità delle associazioni venatorie, proponendo in tempi brevi l’azzeramento dei Comitati di gestione attuali per dare vita a una gestione unitaria all’insegna dell’oculatezza. Il tutto per favorire il dialogo e dare una giusta dimensione al territorio agro-silvo-pastorale, «per incrementare – conclude Spoleti – l’immissione di selvaggina necessaria per l’equilibrio ambientale e dare motivi validi ai cacciatori di aspettare la nuova alba dell’apertura della caccia». f.m.

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