di CONSOLATA MAESANO
VILLA SAN GIOVANNI – La lettura meridionalistica sembra, ormai da decenni, destinata all’oblio nazionale, al dimenticatoio dei manuali scolastici.
Alfonso Gatto, Rocco Scotellaro, Leonardo Sciascia, Corrado Alvaro, Ignazio Silone, Leonardo Sinisgalli, Elio Vittorini, Carlo Bernari, Domenico Rea: tutti nomi destinati a diventare perfetti sconosciuti per i posteri.
Ond’evitare questa gravissima perdita, l’Istituto Tecnico Leonida Repaci ha coinvolto i suoi studenti nel progetto “Narrativa e cinematografia calabrese”, consistente nell’approfondimento e analisi delle opere letterarie di scrittori quali Domenico Gangemi e Saverio Strati, oltre che delle rispettive trasposizioni cinematografiche. Destinatarie del programma le classi 3°, 4° e 5° della sezione A, coordinate dalla docente Caterina Papalia, che ha così spiegato il fine del programma: “L’obiettivo è quello di diffondere le nostre radici, la nostra storia, di esserne orgogliosi, di promuovere il nostro territorio. E per farlo bisogna puntare sugli autori calabresi, che sono davvero trascurati- assieme agli altri scrittori meridionali- nei libri di scuola”.
ll progetto, per quest’anno scolastico, si è concluso con un omaggio a Saverio Strati, lo scrittore di Sant’agata del Bianco autore di capolavori quali “Tibi e tascia”, “La teda” e “Noi lazzaroni”.
Relatori d’eccezione due grandi esperti della narrativa stratiana: la scrittrice Giusy Staropoli Calafati e il drammaturgo Arconte Oreste.
Arconte ha definito Saverio Strati: “Un vero uomo del sud, che ha vissuto la vita degli ultimi e che nutrito un forte desiderio di riscatto, esaudito dalla cultura. L’essere calabrese è l’essenza di Strati, la sua stessa vita”.
Il drammaturgo reggino ha curato la trasposizione teatrale di diverse opere di autori meridionali: “L’amica del cuore” si ispira al romanzo l’Ermafrodito di Giuseppe Gerace; “Gli amori di Don Angelo Falvetti” è tratta dal testo Artemisia Sanchez di Santo Gioffrè e “i polifroni” prende invece spunto da “la conca degli aranci” di Strati: “In quest’ultima opera, ho trasposto la collusione tra politica e mafia. In realtà, la mia amicizia con Saverio strati era un vero e proprio sodalizio artistico: lui mi suggeriva le opere, i testi e le novelle da portare in scena ”. Infine, Arconte ha lanciato un appello ai maturandi, i potenziali imminenti migranti: “Se tutti ce ne andiamo, chi la cambia la Calabria?”.
La Staropoli Calafati ha definito la calabresità di Strati “un misto di rancore, ostinazione e onore. A quest’ultimo termine, non va assolutamente data l’accezione ‘ndranghetista: indica l’orgoglio di essere noi stessi, della nostra storia e della nostra grandezza. E noi abbiamo il dovere di far capire ai giovani cha la Calabria è terra nostra, non di nessuno. Manchiamo di 150 anni di storia, ma dobbiamo riappropriarcene. In questo senso, Saverio Strati è morto due volte: l’ha ucciso anche l’oblio, per le sue opere di denuncia. Il suo valore da noi non viene riconosciuto: eppure, le sue opere vengono tradotte in tutto il mondo. Ma qualcosa si sta muovendo”.
La scrittrice ha condiviso con la platea il suo primo incontro con lo scrittore: “E’ stato mio maestro: mi ricordo benissimo di questo piccolo uomo, molto timido. Il suo editore diceva che quando camminava a Reggio, lo faceva rasente muro, per la timidezza.”
Grande soddisfazione espressa dalla dirigente scolastica, Maristella Spezzano: “Mi auguro davvero che il seme di questo lavoro germogli dentro di voi e che vi renda portavoci dell’amore per la nostra terra. Vi stiamo consegnando le armi del riscatto: solo se sappiamo chi siamo possiamo amare, potrebbe migliorare la nostra terra”.
Apprezzamento per l’iniziativa è stato espresso anche dal sindaco Antonio Messina che, affiancato dal suo vice Giovanni Siclari, ha portato i saluti dell’amministrazione comunale.
La mattinata si è conclusa con la consegna del premio letterario, figurativo, musicale e audiovisivo “Le trasformazioni sociali nelle opere di Saverio” allo studente Simone Frassoni, per la realizzazione del filmato: “Saverio Strati: la voce degli umili”.
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