Antonio Marziale a Villa San Giovanni: la Calabria deve imparare a dire grazie

7 Giugno 2019
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di Giusj Santacaterina

Il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, a Villa San Giovanni per consegnare un importante encomio alla carriera alla dirigente dell’IC Giovanni XXIII Grazia Maria Trecroci, si è soffermato, per Villaedintorni, su alcuni temi relativi la difficile situazione sociale in cui versa la Calabria.

Partendo dall’idea di collaborazione tra le istituzioni, Marziale ha affermato: «È bene che i bimbi vedano cosa vuol dire collaborare per la loro tutela. Se loro percepiscono di essere tutelati dalla comunità, si sentono più protetti anche dalle istituzioni». Ed è per questo motivo che ha scelto di consegnare alla professoressa Trecroci l’importante riconoscimento alla carriera proprio all’interno della scuola e durante le attività didattiche. La cerimonia si è infatti svolta all’auditorium della scuola media “R. Caminiti” e non in un salone municipale, appositamente per lanciare un messaggio forte ai bambini e ragazzi dell’istituto.

«Appartengo a una generazione di figli andati via dalla Calabria. – ha raccontato ai ragazzi Marziale – È una terra che, a causa di tante limitazioni, ci lascia andare. Forse ci fa per andare. I migliori vanno via, sento dire spesso. Ed in effetti anche per specializzarsi si è costretti a trasferirsi. Ma nonostante i suoi limiti e i suoi problemi, la scuola al Sud ancora lotta per andare avanti. Siamo in un paese che taglia le risorse sociali e scolastiche però chiede la laurea pure per fare il netturbino! Mentre, per poter proseguire le attività scolastiche, spesso gli insegnanti fanno le collette per acquistare i materiali scolastici». E poi, riferendosi alla società liquida in cui i giovani si ritrovano a crescere, parla della tv spazzatura e della poca importanza che si dà alle questioni sociali.

«Noi abbiamo gli eroi sotto il naso, insegnanti, lavoratori, costretti senza risorse ad operare per migliorare il territorio senza risorse. Ma li andiamo a cercare in televisione, dove di eroico non c’è niente, dove per aver ospite Fabrizio Corona si sborsano anche 15 mila euro mentre a un garante dell’infanzia danno un gettone di  300 euro. Se vogliono gli eroi, ce li hanno sotto il naso. Sono coloro che entrano in aule che forse non hanno agibilità, dove se un cane tossisce possono anche crollare i soffitti».

Descrive una situazione nota, Marziale. Scene quotidiane, soprattutto in molte scuole del Sud.

«Non è che uno dei mali della Calabria – domanda poi ironicamente ai ragazzi ed ai docenti – è proclamarsi solidale con gli altri, ma tra noi non ci aiutiamo?». Da qui l’invito ad «insegnare ai ragazzi a fare squadra, perché da soli non facciamo niente».

Poi spiega ai ragazzi perché è giusto riconoscere i meriti a chi ha lavorato e lo ha fatto mettendoci l’anima, come la dirigente Trecroci.

«Se c’è una persona che ha dedicato la propria vita ai figli degli altri, se c’è chi merita un riconoscimento, io lo do. Lo faccio come gesto istituzionale ma anche come ringraziamento col cuore. L’insegnamento è una vocazione, se non si ha questa, bisognerebbe fare altro nella vita. La scuola è una cosa seria. Se il falegname come lavoro forgia il legno per crea un tavolo, noi forgiamo uomini che attingeranno del nostro essere!»

E poi un rimprovero: «Ci stanno facendo una testa così con la lotta alla mafia. Non ce la faccio più di vedere combattere questa lotta con striscioni in mano nelle piazze. Non è così che si combatte la mafia. Si combatte con l’onestà sin dalla giovane età, si combatte rifiutando le raccomandazioni. Io ce l’ho con voi ragazzi che la chiedete, la raccomandazione, coi genitori che la chiedono e coi professori che l’accettano. Volete combattere la mafia? Iniziate da questo!».

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