Da Piale nuovo grido contro la ‘ndrangheta: «Dire no è una “Questione di rispetto”»

5 Maggio 2019
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di DOMENICO CRIMI

VILLA SAN GIOVANNI – Il giornalista Michele Albanese e l’imprenditore Gaetano Saffioti si sono raccontati senza peli sulla lingua a Piale di Villa San Giovanni nel presidio della legalità “Antonino Scopelliti” in occasione della presentazione del libro “Questione di rispetto”, in cui l’autore, il giornalista di Repubblica Giuseppe Baldessarro, racconta l’impresa dello stesso Saffioti contro la ‘ndrangheta. 

All’evento, realizzato dall’associazione Ponti Pialesi, numerosi e attenti sono stati i partecipanti provenienti non solo dal comune villese ma da tutto il territorio e dalla provincia.

L’introduzione ai lavori è stata di Franco Marcianò, che a nome dei Ponti Pialesi ha ringraziato i due relatori e tutti i presenti per il contributo all’iniziativa socio-culturale, incentrata sull’illustrazione del libro e, quindi, sulle testimonianze con cui Michele, Gaetano e tanti altri personaggi contrastano quotidianamente il malaffare. Fra questi, appunto, pure il giornalista e scrittore Giuseppe Baldessarro, del quale è stato letto da una ragazza un brano sulla lotta coraggiosa alla criminalità organizzata.

Michele Albanese ha esordito evidenziando le difficoltà nel contrastare la mafia su tutti i fronti, difficoltà che ha incontrato l’imprenditore agricolo Mimmo Luppino, imprenditore resistente, al quale a Sinopoli hanno fatto saltare pure la tomba paterna. “Noi non ci piangiamo addosso – ha proseguito Michele, che da cinque anni vive sotto scorta – ma i momenti di solitudine ci costringono a stare insieme e a sentirci uomini vivi. Sono però pessimista perché non noto reazioni di uomini liberi”. Poi ha sottolineato come i giovani siano costretti ad andare via, costretti dalle varie forme di schiavitù esistenti e da varie forme di lobbismo che pervadono pure le scuole con forme di fratellanza massonica, mentre si dovrebbero dare servizi a tutte le persone. “Per resistere basta applicare i valori delle civiltà contadine. I giovani sono costretti ad andare via e piccole persone dettano legge nel mondo del crimine”, ha continuato Albanese condannando il silenzio di certa stampa e ricordando la piaga del pagamento del pizzo da parte di imprenditori e commercianti. Quindi ha concluso ribadendo che per cambiare serve una reazione, una ribellione, civile e sociale.

Gaetano Saffioti, imprenditore del cemento, ha denunciato la forte pressione mafiosa sugli imprenditori edili, pressione che li costringe a versare notevoli somme ai prepotenti e quindi a costruire opere non sicure. Perciò è necessario reagire, tenendo ben presenti due parole d’ordine: rispetto e responsabilità. Negli anni Novanta le grandi famiglie mafiose decidevano tutto e controllavano pure le imprese del nord, con le quali bisogna combattere la mafia con concretezza, non pagando prima di tutto il pizzo e mantenendosi limpidi e puri, resistendo così alle forti pressioni.

Mimmo Luppino ha denunziato la mafia agricola che gestiva tutto, compresi i terreni confiscati. Lui e la sua famiglia che si sono ribellati hanno subito 300 attentati. “Se noi tutti avessimo la tutela dalle minacce mafiose non dovremmo offrire a quella gente nemmeno un caffè, e non avremmo più bisogno della scorta”.

Alla manifestazione ha partecipato alla fine il sindaco di Villa Giovanni Siclari che si è detto vicino e al fianco degli imprenditori. Era accompagnato dal presidente del Consiglio di Villa Antonino Giustra. Presente pure l’agronomo Rosario Previtera, di recente oggetto di un vile attento incendiario di due pulmini, usati ad uso turistico. Egli si è detto rattristato per la vicenda personale, ma deciso a lottare assieme a chi sta da parte della legalità.

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