di DOMENICO ARCUDI
REGGIO CALABRIA – Buona parte delle favole che ci son state raccontate da bambini iniziavano con «c’era una volta..» e concludevano quasi sempre con un lieto fine. Eppure, la storia che verrà raccontata inizia comunque con c’era una volta, ma senza alcun lieto fine: l’eloquenza delle immagini ivi mostrate supera di gran lunga le parole.
C’era una volta, infatti, il Lido Comunale Zerbi, situato lungo il “Più bel chilometro d’Italia” presso la Rada dei giunchi, antistante all’attuale stazione Reggio C. Lido. La struttura balneare, infatti, ospitava ben 789 cabine disposte in due piani e, collegata ad esso, vi era la rotonda sul mare, che oggigiorno ospita il ben noto locale “La Luna Ribelle”, uno dei fulcri della mondanità reggina. Oggi, invece, il lido si presenta come una struttura decadente, distante dai fasti di un tempo: infatti da prestigioso stabilimento balneare qual era, la struttura si è trasformata in un raccoglitore di immondizie e probabili infezioni, causate da una parte dagli escrementi di uccelli ricettacolo dell’Escherichia Coli, mentre dall’altra parte dalla presenza di topi di fogna morti che, al posto di bagnanti entusiasti, occupano la struttura. Però, a questa favola interminabile divenuta un romanzo distopico si può pur dare un lieto fine: quest’ultimo va scritto da chi di dovere, da chi ha a cuore davvero la città di Reggio Calabria e da chi, per l’appunto, non si limita a promettere aria fritta.
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