Filiera zero, il pane dello Stretto dalla terra alla tavola

9 Maggio 2018
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Dalla terra alla tavola, la “Filiera Zero” è un circuito chiuso: il processo, di cui l’Accademia delle imprese europea si fa garante, riguarda tutta l’identità del paniere di beni, dalla materia prima, al prodotto finito, passando dai processi di lavorazione.

Libri, cultura in primis e amore per il territorio e per le genuinità: prosegue il sodalizio tra la Libreria Laruffa Dimensione cultura e l’Accademia delle imprese europea, dopo il battesimo di qualche settimana fa. Il pane dello Stretto è la prima tappa ufficiale per un binomio culturale unico.

E’ stato il tecnologo alimentare Antonio Paolillo, che per l’Accademia delle imprese ha costituito il “Disciplinare di produzione del Pane dello Stretto”, ad introdurre l’importanza della genuinità di questo alimento. «Un alimento cruciale – spiega – che incarna poesia, lavoro, sacrificio. E’ legato allo spirito come Cristo che si è fatto carne e corpo. Ma la genuinità del pane oggi si trova a cozzare con farine modificate. Da qui – sottolinea Paolillo – la necessità di un ritorno al passato, alla genuinità, alla naturalità: da qui l’idea delle “cucchie” dello Stretto». E, per chi vi aderisce, c’è il disciplinare che stabilisce obiettivi comuni per convergere su un prodotto standardizzato. I panificatori Paolo Malara e Giuseppe D’Agostino hanno portato il punto di vista dei produttori finali sottolineando l’unicità di un pane costituito al 45% da farina di Majorca, 15% da semolino del senatore Cappelli e di segale per la percentuale restante. I panificatori hanno inoltre evidenziato la difficoltà di fare rete ma, nonostante questo, l’impegno nel progetto, piccolo gioiello per l’Accademia. «Non vendiamo pane ma salute» ha spiegato Malara. In sala anche altre due importanti parti della catena di produzione della filiera del pane dello Stretto: il giovane Fabio Flaviano agricoltore che studia, e porta in Calabria, i sistemi di produzione in tante parti del Paese (Imola, Rovigo) e Maurizio Papasidero del piccolo mulino di Rizziconi. Giuseppe Ariobazzani, presidente dell’Accademia ha parlato di «un sogno che si concretizza, il progetto dell’Accademia, un momento di aggregazione quello della filiera del pane dello Stretto che abbraccia Reggio, Messina e Villa San Giovanni, per un produttivo fare rete e chiudere il circuito». Il pane, chiaramente, rappresenta solo una delle declinazioni fornite dall’utilizzo delle buone farine.

Ariobazzani ha poi anticipato la creazione, a breve, di un Osservatorio nazionale delle identità territoriali per la tutela e la genuinità dei prodotti che caratterizzano i territori.

E’ il racconto di un percorso documentato quello presentato alla libreria Laruffa, un racconto che va dalla materia prima al prodotto finito con garanzia e certificazione della bontà e genuinità del bene. Chi degusta sa esattamente cosa sta mangiando. Come per il pane, così per l’olio e per il vino. Il prodotto finito viene certificato come prodotto identitario, a garanzia dei consumatori. In questo racconto, la libreria Laruffa Dimensione cultura è il terreno fertile, il luogo d’incontro (non solo in senso fisico) di energie, passione ed ingegno.

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